Caso Flambo: Rondinara rompe il silenzio

Caso Flambo: Rondinara rompe il silenzio

E’ passato già più di un anno dalla tragica morte di Flambo, cavallo atleta impegnato nella disciplina del dressage sotto la sella della sua proprietaria, Laura Romanelli, il cui nome è divenuto tristemente noto a tutti coloro che, in un modo o in un altro vivono il meraviglioso mondo del cavallo.
La sua vicenda, inizia, e drammaticamente per lui finisce, il 19 novembre del 2014, giorno in cui il generoso atleta ha drammaticamente, e purtroppo dolorosamente, concluso la sua esistenza.
Incidente? Fatto volontario? Drammatica fatalità?
Non lo sappiamo.
La Giustizia sportiva ha dato delle risposte, quella ordinaria le darà.
Quel che conta è che lui, Flambo, non c’è più, e questo è il pensiero che più addolora e rattrista, perché le umane miserie, alla fine tutto soverchiano e sovrastano, e forse nessuno si rende neppure più conto che in questa caccia alle colpe, alle responsabilità, e, perché no, ai risarcimenti, il dato certo è uno e uno solo, che un cavallo non può più nitrire, non può più esprimere la sua maestà e la sua potenza con quei movimenti che tanto lo hanno fatto ammirare sin da quando, giovane puledro, era stato visto muoversi in modo così armonioso da cogliere l’attenzione anche dei più distratti.
Vorranno scusare i gentili lettori, questa piccola digressione, tanto diversa da quel che in questi mesi si è avuto modo di leggere su questa brutta storia, ma è un tributo che a lui, e a tutti i cavalli vittime della malvagità, e talvolta solo della superficialità dell’uomo, ci sentiamo il dovere di esprimere, e per questo abbiamo aperto questo pezzo in modo così, diciamo inusuale.
Torniamo però a noi, e cerchiamo di riepilogare quel che è accaduto quel giorno, e soprattutto da quel giorno.
La vicenda, per i comportamenti di coloro che ne sono stati coinvolti, si è sviluppata in diversi ambiti.
Dopo i primi momenti di dolore e sconforto, tutti i protagonisti, e anche coloro che, in un modo o in un altro, si sono trovati, o sono stati, coinvolti, hanno fatto delle scelte, hanno preso delle posizioni, hanno assunto delle iniziative.
Gli organi di giustizia endofederale hanno avviato le loro attività con immediatezza e rapidità.
La tempistica delle decisioni la dice lunga sulla serietà con cui, in un Paese dove proprio le lungaggini sono la caratteristica principale, è stata invece gestita a livello disciplinare questa vicenda.
Dopo un’approfondita, e certamente non agevole indagine, da parte della Procura Federale della F.I.S.E., in poco più di un anno sono stati esauriti tutti e tre i gradi di giudizio.
Magari anche la Giustizia ordinaria potesse dare risposte in questi tempi.
Il Tribunale Federale ha emesso la sua decisione il 16 giugno 2015: radiazione.
La Corte Federale d’Appello il 6 ottobre 2015: riduzione a 4 anni di sospensione.
Il Collegio di Garanzia, a Sezioni Unite del CONI, il 22 dicembre 2015: annulla la decisione di secondo grado e conferma la radiazione.
Sul fronte giudiziario si è letto che sarebbero state sporte diverse denunce, ma non se ne conosce l’esito.
Radiazione dicevamo, dunque, per Paolo Giani Margi, istruttore di Laura Romanelli.
L’unico, sia pur non protagonista, ma proprietario del luogo dove sono accaduti i fatti, il Circolo Ippico Casale San Nicola, e cioè Gian Mauro Rondinara, in tutto questo tempo ha preferito mantenere il silenzio, per il “Doveroso rispetto nei confronti della proprietaria del cavallo, Laura Romanelli, e degli organi preposti alle indagini che sono tuttora in corso”, come ci dichiarò espressamente mesi fa, per spiegare le ragioni del fermo “no comment” che ha sempre opposto a qualsiasi domanda.
L’unica cosa che disse, anche a nome di tutto il circolo ippico Casale San Nicola, fu la sua partecipazione umana a quella che, quali che ne siano le responsabilità e le cause, la cui individuazione spetta ad altri, è stata e rimane una delle tante tragedie che coinvolge tutti, quando un cavallo smette di galoppare sulla terra per farlo nei verdi prati del cielo, per lo meno come ad alcuni di noi umani piace pensare che sia.
Oggi, che dei punti fermi sono stati posti, Gian Mauro Rondinara ha deciso di rompere il silenzio, e noi siamo ben lieti di ascoltarlo.

Prima occorre però fare una premessa, e per questo utilizzeremo il post pubblicato sui social dal circolo ippico:

“La gestione del nostro circolo, che si estende su 11 ettari, con 100 box e 5 campi, si concretizza in una sorta di “condominio”, per cui, allo stato attuale, coesistono 5 nuclei tecnici indipendenti facenti capo a 5 diversi istruttori, che noi definiamo fiduciari. Non esiste con nessuno di loro un contratto, ma un semplice rapporto di “affitto box”. Il nostro circolo non entra nel merito, quindi, dei rapporti didattici/economici/gestionali che intercorrono tra gli istruttori e i loro allievi. Il nostro compito, e il nostro dovere, è quello di fornire un servizio sicuro e pretendere, da parte di tutti i nostri soci e ospiti, un comportamento conforme alle regole di una civile convivenza, ai principi di rispetto verso i cavalli e al buon senso nell’utilizzo della struttura”.

Una premessa importante, a nostro avviso, poiché chiarisce che non esiste un contratto di lavoro tra il circolo ippico ed i tecnici che vi operano, che non vi sono imposizioni circa la scelta del tecnico da cui il socio, o aspirante tale, desidera farsi seguire. L’ingresso di tecnici o istruttori è subordinato unicamente all’autorizzazione del delegato tecnico che (e citiamo il regolamento) “nella sua decisione si basa sulle seguenti valutazioni: numero degli istruttori operanti ( in caso di numero eccessivo il lavoro nei campi risulterebbe difficile); referenze dell’istruttore; valutazione tecnica del trainer (da parte del delegato tecnico) e orari previsti di lavoro.”

Sentiamo Rondinara.
“Quel giorno, appena sono arrivato in scuderia, ho visto una socia del circolo che faceva manovra in auto con un’insolita fretta. Le ho chiesto “che succede?”. Lei mi ha risposto “E’ morto il cavallo di Laura Romanelli”.
Quando le ho chiesto come era accaduto, lei mi ha risposto “Forse una colica, o un infarto”.
Immediatamente ci siamo messi a disposizione di Laura Romanelli, per qualunque genere di aiuto le potesse servire.
Ero convinto – prosegue Rondinara – che, di lì a poco, avrei ricevuto dal veterinario il certificato di morte del cavallo, e che subito dopo si sarebbero messe in moto le purtroppo a me ben note, sebbene normali e tristi procedure per portarlo via, ma quello che, con non poca sorpresa, venni a sapere, mi fece improvvisamente render conto che poteva non esser stata una morte, per così dire naturale. Mi fu infatti detto che il veterinario aveva suggerito di far eseguire l’autopsia, perchè riteneva che la causa della morte non potesse esser stata una colica. Iniziarono allo stesso tempo a circolare le prime voci, e subito decisi di svolgere degli accertamenti per conoscere il reale andamento della vicenda, chiedendo direttamente alle persone coinvolte e presenti quel giorno”.

Qualche giorno dopo, Gian Mauro Rondinara decideva di convocare una riunione interna per ottenere maggiori, e soprattutto più precise informazioni, entrando nei particolari di quella che è stata l’ultima giornata di vita del cavallo.
A quella riunione fece seguito l’avvio di una vera e propria indagine interna, che si sviluppò, anche con l’ausilio di un legale, ascoltando i soci presenti il giorno della morte di Flambo, raccogliendone a verbale le dichiarazioni.
Da quanto riferito dalle persone ascoltate, il quadro rimase però impreciso, e si decise di soprassedere a ogni iniziativa, almeno sino al momento in cui sarebbero stati comunicati i risultati dell’autopsia.

 

GLI SVILUPPI

“Il referto autoptico successivamente pervenuto – dice Rondinara – ha escluso la colica come causa della morte di Flambo, individuando invece la frattura delle vertebre cervicali (4° e 5°), come causa diretta. A quel punto abbiamo deciso di far eseguire un accertamento tecnico prendendo a base l’autopsia, incaricando uno dei medici veterinari più stimati della regione, e a verbalizzare quel che aveva visto chi era presente.
La relazione del veterinario, unitamente a tutti gli atti in cui erano state verbalizzate le attività di accertamento svolte furono quindi inviate alla Procura Federale della F.I.S.E., alla quale al contempo assicuravamo la nostra piena disponibilità per quanto altro potesse occorrere”.

La verità, questo voleva Rondinara, e nulla di più.
In funzione di essa, oltre ad attivarsi per contribuire alla sua ricerca, pur rispettando la libera scelta di alcuni soci del circolo, che avevano scelto Margi come tecnico, visti i seri dubbi che erano iniziati a insorgere, alle voci e al clima che, giorno dopo giorno si stava facendo più acceso, decideva di invitare Paolo Giani Margi a non girare alla corda i cavalli degli allievi in loro assenza.

Pur essendo la doppia longe un metodo autorizzato in Italia, e autorizzato sul suo cavallo dalla stessa Romanelli, e pur sapendo che l’istruttore Paolo Margi è universalmente ritenuto un esperto, – ci dice Rondinara – ho preferito temporaneamente vietarne l’utilizzo in assenza dei proprietari dei cavalli. In buona sostanza mi sono trovato come dire, tra l’incudine e il martello, perché, per un verso, dovevo mantenere calmi gli animi all’interno del circolo, rispettare chi aveva scelto Margi come tecnico e allo stesso tempo dovevo però tutelare i diritti umani di Laura Romanelli, ma soprattutto attendere gli esiti degli accertamenti degli organi di giustizia, ai quali non ho mai minimamente pensato di sostituirmi. In attesa della verità, ho provato a farmi un’idea e a tenere insieme i pezzi di un circolo la cui vita doveva continuare. In sostanza, Laura Romanelli meritava la verità, ma anche tutti noi, per poter, anche se dolorosamente, riprendere il normale cammino delle umane cose, che, certamente si fermano dinanzi a un fatto così definitivo come la morte, ma che poi, necessariamente debbono riprendere la loro routine. Sinceramente credo che questo desiderio lo avesse anche chi difendeva Paolo Margi dalle accuse che erano iniziate a piovergli addosso. Non per scansare responsabilità, ma perché sono fermamente convinto che non era mio compito intromettermi, anzi potendo semmai creare ulteriori disarmonie, o peggio, preferii così la strada del silenzio. E anche questo è libertà. Io potevo solo cercare di essere un buon padrone di casa, un buon presidente. Certamente non un giudice, né uno che si arroga poteri che non gli competono. Se avessi preso decisioni avventate, prima di chi doveva istituzionalmente emetterle quelle decisioni, e avessi precluso, come molti anche chiedevano, persino di farlo entrare negli impianti, e Paolo Margi fosse poi risultato innocente, io sarei stato colpevole di averlo privato di mesi di lavoro. La soluzione più giusta, quindi, mi è sembrata quella di imporre la presenza del proprietario del cavallo, quando lui girava alla corda, e per il resto, di lasciarlo lavorare come sempre. Del resto, e forse sarà il caso di richiamare l’attenzione su questo aspetto, che mi sembra tutt’altro che di poco conto, a Casale San Nicola, i proprietari entrano ed escono quando vogliono, giorno e notte, e non debbono informare nessuno, e questo proprio perché non ingerendo la società nei loro rapporti sia di istruzione, che, e soprattutto di mantenimento e cura dei propri cavalli, non ha nessun titolo per interferire. Custodi dei propri cavalli sono i proprietari, o i loro uomini di scuderia, o i loro istruttori, certamente non il circolo”.

Ora una verità, per lo meno in sede disciplinare, è uscita fuori. Margi è stato radiato, e chiunque può andarsi a leggere le decisioni degli organi di giustizia e farsi la sua opinione, ma, per lo meno per il circolo, non è affatto finita qui.

LAURA ROMANELLI CHIEDE RISARCIMENTO A RONDINARA

“Mi piacerebbe dichiarare solo che Paolo Margi mi aveva giurato che Flambo era semplicemente, si fa per dire, rovinosamente inciampato. Potrei dire che prendo atto dell’esito di una triste vicenda, che secondo la procedura endofederale e in base alla sentenza dell’ultimo grado di giudizio delle Sezioni Unite del Collegio di Garanzia del CONI, ha indicato lui come unico responsabile. Purtroppo, però, il circolo ippico Casale San Nicola non ha ancora pace. Pur essendo stato ritenuto del tutto estraneo alla vicenda (in tre gradi di giudizio non è emerso alcunché potesse identificare la responsabilità oggettiva contemplata dall’articolo 4 del Regolamento di Giustizia FISE), il circolo Casale San Nicola è stato citato in giudizio da Laura Romanelli. Io, in qualità di presidente, ho ricevuto un atto di citazione, da parte della proprietaria di Flambo, con la richiesta di un risarcimento pari a 260.000,00 euro. Non entro ovviamente nel merito del valore economico attribuito, che, per me almeno non può esser rappresentato da una somma di denaro, tanto è immane la perdita, ma comprenderete che la domanda, l’unica in fondo che mi sembra logica è “perché li chiede al circolo ippico Casale San Nicola? E la risposta pure mi verrebbe, ma non credo sia il caso di esternarla”.
Sembrerebbe, dunque, che, conclusosi l’iter endofederale, con la sentenza di ultimo grado di giudizio relativa alla radiazione di Paolo Margi, Laura Romanelli abbia inviato un atto di citazione, ma non al tecnico direttamente, bensì in solido con “il circolo ippico Casale San Nicola”, dichiarandolo dipendente dello stesso.

Quello che ci dice Rondinara esser scritto in quell’atto, contrasterebbe così in modo assai stridente con quanto è stato dichiarato da coloro che sono stati ascoltati dalla giustizia sportiva. Da quel che si è letto e sentito, e, stando a quel che ci dice Rondinara, la Romanelli avrebbe fatto riferimento, in quella citazione, al susseguirsi di telefonate e messaggi intercorse tra lei e “il circolo”.
Ma da quel che dicono le carte, sembrerebbe invece che la Romanelli, i messaggi e le telefonate, li abbia scambiati solo con Paolo Margi.

Così come, ci dice sempre Rondinara, non ha assolutamente informato, nemmeno per chiedere aiuto, nessuno del circolo riguardo alla colica, che disse in seguito aver saputo dal Margi aver colpito il suo cavallo. Ma in caso di colica, e chi legge lo sa bene, di solito, è chi è presente, proprietario o istruttore che ha in custodia il cavallo, ad attivarsi, facendo l’unica cosa logica e necessaria, e cioè chiamare un veterinario. In questo caso nessuno ha avvertito il presidente del circolo, o il vice presidente, o il coordinatore, o la segretaria, magari per avere un aiuto a reperirne uno.
Di certo c’è un dato, e cioè che a Rondinara è stato detto quel che era accaduto, quando il cavallo era già morto.

“Senza voler interloquire, se non per quanto a mio avviso strettamente necessario, spettando al legale che abbiamo officiato, esporre la nostra posizione formale, voglio però solo dire che non mi quadra nell’atto di citazione l’equazione “cavallo in custodia al circolo = circolo responsabile”.

E mi dispiace, e non posso tenermelo questo, aver letto che la Romanelli abbia dichiarato che questo circolo le abbia imposto (o consigliato) esclusivamente Margi, e che addirittura in generale impedirebbe l’accesso ad altri istruttori di dressage.

Laura Romanelli, e sono in moltissimi a saperlo questo, si è iscritta da noi quando il suo istruttore Paolo Margi ha iniziato a svolgere la sua attività presso in nostri impianti, e, per essere seguita da lui, prendeva il treno, vista la distanza dalla casa dove abitava all’epoca.

Per quanto riguarda invece la possibilità di esser seguiti da altri tecnici rispetto a quelli accreditati, posso solo dire che il nostro regolamento non esclude affatto questa possibilità, solo esigendo di esprimere il consenso alla condizione che il tecnico indicato sia ritenuto di livello adeguato. Ma questo, per lo meno la Romanelli, non l’ha mai chiesto, visto che ha sempre avuto, per quanto ne so io, solo Paolo Margi come istruttore.
“Io voglio montare con Margi”. Questo disse quando, tanti anni fa si presentò a Casale San Nicola, e così è stato, con tutti i cavalli che ha avuto.
Sono pronto a rispondere di un chiodo nel paddock, di una porta del box difettosa, di un albero che cade, ma non di un rapporto indipendente tra una socia e un istruttore federale, interno o esterno che sia.
Abbiamo accolto Margi nel nostro circolo ippico, esattamente come la FISE lo autorizzava a lavorare. Allora mi chiedo – conclude Rondinara – qual è il futuro del nostro mondo equestre se il presidente di un circolo ippico, o il circolo ippico in generale, è tenuto a rispondere di qualunque cosa, anche quando quel che accade è al di fuori, non già del suo controllo, ma addirittura della sua conoscenza?
Perchè Casale San Nicola dovrebbe risarcire la Romanelli di 260.000 euro, quando non è entrato in una virgola nelle sue faccende con il suo istruttore?
E lasciamo perdere che quel giorno, a me per lo meno, non ha fatto neanche una telefonata.

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