
Stiamo per parlare di un’amazzone plurimedagliata. Per l’Arma dei Carabinieri, per l’Italia, Valentina Truppa: un argento ai Campionati Europei Junior; tre ori ai Mondiali Young Riders; tre bronzi e due ori ai Campionati Europei Young Riders; e ancora, c’è la sua firma su tre Finali di Coppa del Mondo Young Riders e su 20 medaglie (19 ori e un argento) nei campionati Italiani Juniores e Young Riders. Non si smentisce neanche da senior, con il bronzo nei Campionati Italiani Assoluti 2008. Non soddisfatta, si laurea campione italiano assoluto, sia nel 2009 che nel 2010 (Campionato Italiano Tecnico e Campionato Freestyle).
Dove si nasconde il segreto di tutte queste medaglie, oltre al tuo ovvio talento?
“Nel lavoro di ogni giorno, senza interruzioni, senza adagiarsi sui successi presenti o passati. E nella gestione quotidiana. I cavalli della mia scuderia escono più volte al giorno, vanno in giostra, fanno tapis roulant, vanno al paddock. Un cavallo che si muove solo 40 minuti al giorno non può rendere al massimo. E’ nella loro natura muoversi di continuo. E poi c’è il team!- prosegue la Truppa- io posso contare sul sostegno dell’Arma dei Carabinieri, sul supporto tecnico di mio padre, che è il mio istruttore da sempre, e sul sostegno morale di mia madre. Poi, i groom, le mie allieve, il mio sponsor Riccardo Volpi (Umbria Equitazione). Ogni singolo elemento si incastra alla perfezione e da energia al meccanismo”.
Dopo la fatica nel riordinare il suo medagliere da grido, sappiate che non finisce qui. Valentina è determinata a migliorarsi continuamente e non si sente mai arrivata. Nel suo futuro c’è Londra 2012.
A marzo dell’anno scorso ha introdotto Eremo del Castegno, ultimo arrivato (si fa per dire) delle scuderie Truppa, nei concorsi internazionali ed è già ventesima nel ranking list mondiale ed è anche il binomio più giovane: 25 anni Valentina, 10 anni Eremo.
“Eremo ha un soprannome, Il Gladiatore: è un cavallo precoce. Basti pensare che ha debuttato in Grand Prix a soli 10 anni, mentre i cavalli normali lo fanno a 12. Ha molta testa, impara subito e mette energia e generosità in tutto quello che fa. E’ un cavallo molto sereno e fiducioso. Ama la compagnia dell’uomo, anche se, galantemente cede il passo a Chablis, la prima donna di scuderia.”
Un cavallo che ti è rimasto nel cuore?
“Don Rico. A lui devo la medaglia d’argento agli europei junior, che non solo era la mia prima medaglia internazionale, ma anche il primato del dressage italiano.”
E dov’è ora Don Rico?
“Don Rico ha 20 anni suonati ed è felicemente al prato, con il mio primo cavallo, Tecnick, che è un po’ più anziano, ha 24 anni. Sono in una scuderia vicino a Piacenza. Si tratta di una struttura ben organizzata, con molto verde. Don Rico e Tecnick escono insieme al mattino e rientrano in box a fine giornata.”
La ripresa più gratificante della tua vita?
“Sono indecisa tra gli Europei del 2006, che valse per me il mio primo oro, con Chablis, e il CDI ***** di Cannes con Eremo”.
Quella più deludente?
“Forse, il primo Grand Prix con Chablis. Io smaniavo per farlo e mio padre mi ha accontentata, pur ritenendo che non fosse ancora il momento. Infatti, non era il momento. Dagli errori si impara.”
La bellezza del dressage..
“Il dressage è armonia, come la danza. E’ una scelta impegnativa, che richiede pazienza e tempo, ma che ti regala forti emozioni e grandi soddisfazioni. In realtà, tutte le discipline equestri hanno il loro fascino. Se il salto ostacoli è rock and roll, il dressage è danza classica. Dipende dai gusti. Un aspetto severo del dressage, sta nelle tre variabili: la concentrazione del cavaliere, la concentrazione del cavallo, il riscontro del giudice. Molte persone, per questo abbandonano la disciplina passando al salto ostacoli, ove il percorso netto è insindacabile”.
E tu riesci sempre a concentrarti?
“Mi aiuta sapere di essere arrivata in concorso dopo un serio allenamento. Sapere di aver fatto tutto quello che era necessario mi porta con la coscienza a posto. Una ripresa fatta e ripetuta bene a casa, può essere eseguita allo stesso modo in concorso. Con questa consapevolezza, la concentrazione diventa quasi un automatismo.”
Esiste una figura che ti ha dato filo da torcere in passato?
“I cambi di galoppo. Si tratta di una figura che possiamo definire “personalizzata” tra cavallo e cavaliere, ovvero, il cavallo si abitua nei cambi, ai comandi di chi lo monta, con una determinata pressione e con una determinata lunghezza di gamba. Il mio primo cavallo era automatico e mi facilitava molto in questo. Ho dovuto lavorare molto con i cavalli successivi, per perfezionare questa figura.”
Dressage, una sfida con se stessi o con gli altri?
“Con me stessa, sempre, tenendo presente che ci sarà sempre qualcuno più forte di me, ma che posso essere anche io più forte di loro. Questo è possibile se mi concentro sul mio lavoro e sul miglioramento continuo e costante.”
Valentina Truppa, classe 1986, è una ragazza decisa e responsabile.
La passione per i cavalli è nata praticamente insieme a lei. Aveva poco meno di un anno e già smaniava per stare in sella in braccio al papà, Enzo Truppa, cavaliere di fama internazionale, giudice internazionale e istruttore federale.
E insieme a suo padre, ancora oggi, lavora, presso il centro equestre Monferrato (Asti). Ha molte allieve della sua età e si dedica senza sosta e senza ferie alla sua scuderia. Mentre monta ascolta Radio Deejay, ama la musica di Madonna, adora la pasta asciutta, non rinuncia allo shopping e al tempo libero con le amiche e il suo fidanzato, estraneo al mondo equestre, con il quale è legata da tre anni e mezzo.
Ai cavalieri di tutto il Mondo dico: “Io, se fossi in voi, avrei paura di lei!”
comunicato Fise