Una caratteristica che sicuramente non manca al cavaliere romano di completo, Alberto Giugni, 42 anni, è la resilienza, ovvero in psicologia, la capacità di far fronte in maniera positiva ad eventi traumatici e di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà.
Le difficoltà non sono certo mancate nella sua carriera, così come succede nella vita di ogni altro atleta che decide di intraprendere questa affascinante e variegata professione. L’equitazione è uno sport unico, da una parte per la longevità sportiva di chi lo pratica, dall’altra perché le risorse necessarie ad arrivare e rimanere ad alto livello sono un ostacolo che ‘il cavaliere’ si trova a dover superare ogni giorno. Gli atleti non possono permettersi il lusso di pensare solo alla propria preparazione ed a quella del loro compagno di gara, ma sono costretti a diventare abili manager per gestire le dispendiose proprietà dove si allenano, per portare avanti attività di commercio cavalli con il duplice intento di guadagnarsi il proprio sostentamento e trovare soggetti che permettano loro di rimanere al top, reperire sponsor e molto altro ancora.
Ci vuole davvero una ‘congiuntura astrale’ favorevole perché tutti gli aspetti della vita di un cavaliere filino liscio ed, infatti, il più delle volte li si trova alle prese con uno, dieci, centomila problemi e delusioni che sarebbero in grado di annientare anche l’entusiasmo più vivace.
Certamente non è stata sempre una passeggiata, ma Alberto Giugni, dopo un Mondiale ed un Europeo nei ranghi seniores del concorso completo, ha dimostrato di possedere la tenacia richiesta da questa disciplina che pratica da ormai vent’anni nel più competitivo degli ambienti equestri, la Gran Bretagna.
L’azzurro vive ad un’ora di distanza da Londra, nel Wiltshire, dove gestisce un’enorme proprietà dedicata all’addestramento ed allenamento di cavalli e cavalieri impegnati nelle diverse discipline. La struttura offre ai suoi ospiti a 4 zampe campi coperti e scoperti, una pista da galoppo, un tondino, ampi paddocks ed una piscina, mentre accoglienti cottage sono attrezzati per ospitare cavalieri di diverse nazioni per periodi più o meno lunghi insieme ai loro groom.
In questa splendida cornice, che solo la campagna inglese riesce a regalare, Alberto organizza anche corsi per ragazzi e adulti che vogliono trascorrere all’estero un periodo in cui approfondire aspetti dell’addestramento dei cavalli, dell’allevamento o fare gare.
Proprio la varietà dei servizi offerti da Downs Equestrian ha reso la tenuta una delle mete preferite da molti atleti europei in cerca di un punto di appoggio durante i periodi trascorsi in quella che è la patria del completo. In quanto punto di riferimento per moltissimi cavalieri internazionali nel centro sono stati predisposti anche box per la quarantena che accolgono cavalli ed intere squadre nazionali prima di trasferte in paesi remoti.
Ma solo Alberto sa quanto lavoro si cela dietro ad un tale angolo di paradiso. Downs Equestrian ogni giorno assorbe tutte le energie del cavaliere romano che nonostante tutto non ha comunque perso la voglia di salire in sella e sentirsi pervadere dall’adrenalina ogni volta che lo starter annuncia il countdown per la partenza del cross.
Lo sentiamo al telefono per farci raccontare meglio il suo vissuto, le sue aspettative per il futuro e come è riuscito sempre a trasformare delusioni e incidenti in opportunità da cui ripartire ancora con maggiore slancio.
Quale pensi che sia la caratteristica principale del tuo carattere?
In realtà ciò che mi contraddistingue è la testardaggine, quello che è un grosso difetto in certe occasioni si può tramutare in una risorsa, in una qualità. Sono testardo e quindi anche nelle situazioni più brutte riesco a non mollare. Oserei dire che nella difficoltà dò il meglio anche se poi, superato il momento di crisi, mi sono spesso ritrovo fisicamente e psicologicamente distrutto.
Nella mia vita ho avuto grandi soddisfazioni, ma anche enormi delusioni. Il segreto è riuscire a trovare spunti di positività anche nei momenti bui.
Anche un pizzico di fatalismo non guasta. Spesso la consapevolezza che le cose accadano anche indipendentemente da noi ci permette di non addossarci colpe inutili ed a guardare ai cambiamenti nell’ottica di nuove opportunità.
Penso che proteggersi da pensieri e atteggiamenti negativi sia importante. Per questo cerco di cancellare gli eventi del passato che mi hanno procurato sofferenza e guardo avanti. A 19 anni mi sono morti tre cavalli, di cui uno particolarmente importante, a causa di un incidente in van. Per noi gente di cavalli una cosa del genere è una tragedia, per un ragazzo poi… Mi è capitato di perdere cavalli in gara e di essere io stesso vittima di infortuni prima di appuntamenti per i quali mi preparavo da una vita.
Ho vissuto periodi davvero neri ed ho passato dei mesi in cui avevo perso il piacere di fare il mio lavoro, mi sentivo svuotato. I cavalli non erano più in grado di regalarmi le sensazioni che tanto amo, non sentivo più niente e ne ero spaventatissimo. Fortunatamente nel 2013, durante la gara di Boekelo, ho riscoperto il piacere di montare in campagna e ho ripreso a divertirmi.
In che modo sei riuscito a fronteggiare tali carichi di stress?
Onestamente quello che è scattato in me a Boekelo lo ignoro, sono però convinto che in tutte le situazioni precedenti ciò mi ha sempre aiutato sia stata la mia maniacale organizzazione. L’ordine mi infonde tranquillità e fa svanire lo stress. Anche nel lavoro dei cavalli, sono molto metodico, abitudinario. Non potrei fare diversamente. Il mio lavoro nella proprietà è talmente vario che se non programmassi tutto dettagliatamente non riuscirei a gestire ogni aspetto. Ogni tanto ammiro alcuni miei colleghi, un po’ artisti con la loro capacità improvvisare e di vivere alla giornata. Siamo proprio tutti uno diverso dall’altro. Io sto bene quando sono organizzato.
E’ questo che ti aiuta a gestire lo stress da gara?
Assolutamente! Programmo tutto nel dettaglio e quindi alla fine non sento particolarmente la tensione delle gare. Quando qualcosa va storto o rovina i miei piani ci metto quel pizzico di fatalismo di cui parlavo prima e solitamente riesco a non far crescere l’agitazione. Mi definirei freddo di natura, ma forse suona un po’ da arrogante.
Negli eventi importanti ho bisogno di isolarmi dieci minuti prima della gara per riuscire a concentrarmi e riordinare le idee. Una volta che metto piede in campo poi è come se girassi una chiave e sono completamente focalizzato sulla prova.
Per uno che si definisce ‘freddo di natura’ la continua ricerca di esperienze elettrizzanti di cui mi hai parlato è un po’ strana non credi?
Ma, infatti, forse vivo anche un po’ di contraddizioni perché malgrado io sia una persona con i piedi per terra, che ama l’ordine e che adora avere tutto sotto controllo, sono anche uno al quale piace la velocità ed il rischio, ho proprio sete di esperienze forti. Sono sempre alla ricerca di una scarica di adrenalina più potente. Ho apprezzato, infatti, molto il regalo della mia compagna per i 40 anni: un lancio dall’aereo con il paracadute! Una cosa un po’ strana per un maniaco di ordine ed organizzazione no?
Hai mai avuto esperienze di mental coaching o colloqui con psicologi sportivi?
Una sola volta , era lo psicologo della squadra inglese, quello che seguiva Pippa Funnel, abbiamo fatto una bella chiacchierata durante la quale mi aveva chiarito alcuni processi della nostra mente. La trovo una disciplina affascinante e può essere sicuramente un valido aiuto non solo nello sport. Forse prima di Boekelo mi avrebbe aiutato a capire quello che mi stava succedendo. Fortunatamente le cose si sono sistemate da sole, voglio tornare ad alto livello, impegnarmi e vedere che cosa lo sport ha ancora da darmi, ma ho ritrovato anche l’entusiasmo per il mio lavoro a Downs Equestrian. Forse è perché sono talmente fissato con l’organizzazione che riesco a trovare gusto nel programmare anche l’attività sportiva dei miei colleghi stranieri che qui inizialmente si trovano spaesati. Iscrizioni alla federazione, trasporti ai concorsi, calendario gare, faccio di tutto, quasi che non mi bastasse il mio di tran tran. Poi adoro i bambini ed i ragazzi quindi quando ne ho qui dei gruppetti durante l’estate mi diverto molto e non mi pesa per niente.
Articolo redatto dalla Mental Coach Monica Domeniconi. Visita la sua pagina FB qui.
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