Il villaggio dei cavalli, la prima “stalla attiva” italiana

Il villaggio dei cavalli, la prima “stalla attiva” italiana

Quanti di noi alle fiere curiosano negli stand delle aziende che progettano scuderie sognando di averne un giorno una propria ?! Immaginiamo box sontuosi, corridoi rivestiti in gomma, enormi maneggi coperti decorati da salti coloratissimi e all’esterno prati sconfinati nei quali i nostri amati cavalli possano scorazzare liberi. La nostra mente segue, però, sempre uno stereotipo: scuderia – box. Un’architettura elegante e ricca di confort piace a noi, ma non necessariamente ai nostri equini.
La dottoressa Corinna Grivet invece è andata un passo avanti. Ha visualzzato i pascoli ed ha sviluppato la sua scuderia ideale basandosi sulla conoscenza della natura dell’animale “cavallo” che è prima di tutto erbivoro ed un gregario, quindi bisognoso della compagnia dei suoi simili. Il “benessere animale” è stato il principio ispiratore della sua ricerca che lei stessa ci racconta così:

Ciao, mi chiamo Corinna Grivet. Sono una veterinaria italo tedesca e come molti di voi ammalata di “cavallite” sin da quando ero piccola. Monto dall’età di sei anni ma solo a 25, coronando il mio sogno di andare a vivere in cascina ho coronato anche quello di avere un cavallo tutto mio, Yuma, che ormai vive con me da vent’anni.
Sono un’agonista, amo la sensazione unica di “sentire” il binomio e sono convinta che il suo “darci il massimo” passi attraverso una gestione che massimizzi il suo benessere psicofisico e instauri un rapporto di reciproca fiducia e rispetto.
Far vivere bene un cavallo non è difficile, basta acquisire pochi elementi di etologia. Sappiamo che il cavallo è un animale sociale che vive in branco e in esso trova amicizie, protezione e compagni di gioco. Ha bisogno di respirare aria fresca e grazie a una termoregolazione differente dalla nostra è resistentissimo alle variazioni climatiche. In natura si muove ingerendo piccole quantità di cibo anche per 16 ore al giorno e nel corso del processo di addomesticamento il suo apparato digerente non si è modificato.
Dopo anni ho finalmente trovato la situazione che definirei ideale e che soddisfa tutti gli aspetti presi in considerazione. Ho costruito la prima “STALLA ATTIVA” in Italia sull’esperienza ormai quasi ventennale del Nord Europa e soprattutto della Germania che ne vanta ormai oltre quattrocento, con liste di attesa per potervi accedere.
L’ho chiamata IL VILLAGGIO DEI CAVALLI.

Qui i cavalli vivono in branco su terreni mai fangosi perché drenati come i campi da lavoro esterni, ricevono un’alimentazione personalizzata suddivisa in 16/24 piccoli pasti grazie a un sistema computerizzato altamente tecnologico che li riconosce singolarmente perché muniti di un collare con microchip. Il termine “attivo” deriva dal fatto che percorsi obbligati da un’area funzionale all’altra stimolano attivamente i cavalli a percorrere diversi chilometri al giorno. Quando lo desiderano possono usufruire di un ampio riparo munito di “letti” in gommapiuma, che, studiati appositamente per loro, garantiscono il necessario “comfort” anche quando le condizioni climatiche sono avverse.
L’ho costruita innanzitutto per i miei cavalli e a distanza di un anno sono contentissima perché ha risposto perfettamente alle mie aspettative. La capienza della struttura prevede 15 cavalli, ma attualmente, sono solo in 7 a viverci (l’ottavo è in arrivo a breve perché Yuma sta per diventare mamma). I proprietari si dicono tutti molto soddisfatti e non hanno più l’ansia di dover venire tutti i giorni a muovere il proprio cavallo. Una webcam permette loro comunque di vederli da casa quando vogliono, tranquilli nel sapere che il loro cavallo pur vivendo libero, è attentamente controllato varie volte al giorno e che qualora non dovesse star bene, sono disponibili ampi box per la degenza.
Porto questa mia esperienza perché solo pochissime persone con le quali mi sono confrontata avevano sentito parlare di una “Stalla Attiva” e del suo funzionamento. Sono assolutamente convinta che anche in Italia, almeno in certi contesti, i tempi siano maturi per un’alternativa alla scuderizzazione classica.

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