a cura di Daniela Cursi
Siamo al Jumping International du Chateau de Versailles. Ha preso il via il barrage del Grand Prix Rolex, categoria mista ideata da Uliano Vezzani e misurata su un metro e 60. Dodici i binomi al via. Il primo cavaliere a fare i conti con il secondo giro è il tedesco Marcel Marschall, che si rende protagonista di un percorso netto ma non veloce (38”29), in sella a Utopia 48. Dopo di lui, l’attesa. Poi entra With Wings portata a mano dal groom e seguita dall’esile venticinquenne Karen Polle. L’amazzone giapponese si fa dare la gamba e comincia a galoppare. E accade quel che non ti aspetti dopo un ingresso in campo così problematico. Il binomio tutto pepe mette le ali (non a caso il nome della baietta è With Wings) e taglia il fotofinish in un tempo – 35”58 – che mette in crisi i nove partenti successivi. Cognomi noti come Delaveau, Van der Vleuten, Moya, Hough, Philippaerts, Staut e il nostro fuoriclasse azzurro Zorzi: tutti a rincorrere, senza successo, il tempo dell’allieva di Rodrigo Pessoa.
Il Gran Premio si è concluso con la vittoria del brasiliano Pedro Veniss (Quabri de L Isle, 0/0, 35”19), seguito dall’irlandese Denis Lynch (Echo de Laubry (0/0, 35”20) e Karen Polle (With Wings, 0/0, 35”58). Dietro di lei, uno stellare Alberto Zorzi in sella a Cornetto K (0/0, 36”11).
Ma la reginetta del concorso transalpino resta lei, Karen Polle.
Giapponese di nascita, statunitense di residenza da quando aveva sei mesi, è in sella dall’età di sei anni. La sua aspirazione si chiama “Tokyo 2020” e se qualcuno pensa che si tratti di un caso, questo suo doppio netto in GP, si sbaglia, perché sono nero su bianco le sue vittorie nella 150 di Spruce Meadows (Calgary) e nei Gran Premi di Wellington (Florida) e Bridgehampton (New York).
E se il Gran Premio balla la samba, noi urliamo “Banzai, Karen!”