a cura di Daniela Cursi
Sono trascorsi trentuno anni dall’ultima vittoria azzurra nella Coppa delle Nazioni di Piazza di Siena. I protagonisti, nel 1985, furono: Graziano Mancinelli (Karata), Emilio Puricelli (Impedoumi), Bruno Scolari (Joyau d’Or) e Giorgio Nuti (Silvano). CT e capo equipe, Vittorio Orlandi, membro della squadra azzurra che aveva segnato l’ultima vittoria in Nations Cup, sette anni prima, per il quarto anno consecutivo.
“La ricordo bene, quella vittoria dell’85”, ha dichiarato Vittorio Orlandi. “Fu Graziano Mancinelli il portacolori azzurro, protagonista di un doppio netto che consegnò a una squadra fortissima il successo meritato”.
Come ogni anno, dopo le rivelazioni ufficiali di Roberto Arioldi sui primi tre convocati (Alberto Zorzi, Lorenzo De Luca e Piergiorgio Bucci), a venti giorni dall’evento, la stampa parte con i pronostici: quali sono le chance dell’Italia?
“Quest’anno vincerà!”, ha dichiarato Lalla Novo, storico capo equipe azzurro. “Abbiamo tutti la consapevolezza di poter contare su cavalieri che hanno le qualità e i presupposti, ovvero i cavalli, per entrare a piedi pari in questa sfida e vincerla. Lo hanno dimostrato a Dublino l’anno scorso e possono ripeterlo a Piazza di Siena, forti della presenza di due giovani che nell’arco di un mese hanno brillantemente partecipato al Global di Miami, di Mexico City e di Shanghai. E’ questa l’organizzazione a supporto di un talento che fa la differenza”.
Trentuno anni dopo, però, è di costume la stessa domanda: perché l’Italia, che resta la nazione con maggiori vittorie – ventisette in tutto – nella storia del concorso di Villa Borghese, non vince da così tanto tempo?
“Perchè più passa il tempo – ha spiegato Vittorio Orlandi – più il senso di responsabilità cresce e i nostri cavalieri si trovano ogni anno sotto pressione. E’ un muro psicologico radicato che però, a mio parere, quest’anno potrebbe cadere. L’Italia ha le carte in regola per vincere. Zorzi e De Luca hanno talento e sono supportati da scuderie importanti, eccellentemente organizzate, che gli hanno permesso di consolidarsi in un continuo confronto con i Big in giro per il mondo. Piergiorgio Bucci, il terzo cavaliere convocato dal selezionatore Arioldi, ha le stesse cartucce e rafforza la competitività azzurra. Ma la squadra è composta da quattro elementi più la riserva. Per vincere occorre essere forti in quattro”.
Roberto Arioldi ha dichiarato di recente che sono cinque i binomi sotto studio per completare il team.
“E’ la scelta più difficile dell’anno – ha commentato Orlandi – perché gareggiamo davanti al pubblico di casa e la selezione, quando le possibilità sono tante, deve ricadere su cavalieri freddi con cavalli sani e in perfetta forma fisica. Tre presupposti per affrontare, poi, le variabili di un concorso ippico”.
Chi sceglierebbe?
“Bruno Chimirri o Paolo Paini?”.