La velocità di cambiamento caratteristica dei tempi moderni ha investito da 20 anni a questa parte anche le varie sfaccettature degli sport equestri a cominciare proprio dai terreni sui quali i nostri amici a 4 zampe vengono lavorati in vista del loro impiego nelle diverse discipline olimpiche. Dalla metà degli anni ’90 abbiamo progressivamente visto sparire dai maneggi i vecchi sabbioni sostituiti da miscele particolari di sabbie. Queste, combinate con sistemi di drenaggio altamente efficaci, si sono rivelate in grado di GARANTIRE ottime performance mantenendo le proprie caratteristiche anche in presenza di condizioni atmosferiche avverse, ma soprattutto sono risultate ideali a rispondere alle esigenze di un settore, quello dei concorsi, caratterizzato da numeri sempre crescenti di concorrenti. Anche la maggior parte dei campi in erba hanno dovuto lasciare il passo a questi nuovi impianti capaci di resistere ad orde di concorrenti richiamati da nuovi format di gare chiamate ‘tour’. La ‘tour-mania’ è scoppiata all’inizio del nuovo millennio ed ha portato all’apertura di nuovi centri dedicati e specializzati nell’organizzazione di concorsi di altissimo livello in località di interesse turistico e spesso in paesi dove il clima permette di saltare outdoor anche durante i mesi invernali.
Chi ha saputo tramutare la propria passione per questa materia in una professione è Luca Rovere. L’azienda denominata EQUITERIA nasce, infatti, nel 2001 in seguito Le sue ricerche e i suoi studi tesi alla realizzazione di terreni migliori sia sul fronte delle prestazioni sportive sia dal punto di vista della salute dei cavalli hanno portato alla nascita di una nuova azienda, EQUITERIA, che in breve tempo ha riscosso incredibile successo sia in Italia sia all’estero.
Quali dei campi che ha ideato le hanno dato più emozione?
“Ogni campo è un’impresa a sè. Abbiamo progettato i terreni di molte scuderie private e associazioni sportive prima di portare la nostra esperienza nel settore dell’organizzazione di concorsi di equitazione dove la prima grande sfida fu il concorso in Piazza del Plebiscito a Napoli nel 2004. Era il primo concorso allestito nel centro di una grande città e rimane quindi un bellissimo ricordo. A quelle derivanti dalla posizione geografica in quel caso si aggiunsero problematiche notevoli dettate dalla forte pendenza (2.6) che caratterizza quella particolare piazza e che riuscimmo a risolvere solo dopo un grosso impegno e parecchi studi in laboratorio.
Un altro concorso fantastico è l’Athina Onassis Horse Show del quale ci apprestiamo a curare la quarta edizione. La struttura da costruire è importante e la difficoltà deriva dalla vicinanza della spiaggia e dagli spazi di lavoro. Un’altra pietra miliare nella nostra carriera è rappresentata da Piazza di Siena. Lo Csio di Roma è sempre una grande emozione per qualsiasi cavaliere entri nell’ovale di Villa Borghese e per noi lo è stata altrettanto soprattutto perché rimarremo nella storia come i primi ad aver portato la sabbia allo Csio romano nella prima edizione che disse addio al campo in erba nel 2007. Roma come ogni concorso ha delle problematiche uniche dettate da un contesto altrettanto unico ed il lavoro che si svolge va spesso al di là della semplice progettazione del terreno di gara proprio perché ci sono diversi fattori da prendere in considerazione.”
Ma quali sono le principali preoccupazioni di un concorso di questo tipo?
“Per quello che riguarda i campi cosiddetti ‘mobili’, nel senso che vengono poi smontati alla fine della manifestazione, e per quelli dove non è possibile intervenire in modo massiccio sulle fondazioni, il problema è sempre la capacità del campo di far fronte a situazioni climatiche estreme. Queste necessitano di sistemi di drenaggio complessi e molto costosi. Le griglie sulle quali poggia il campo, infatti, permettono solo un drenaggio parziale. Quest’anno a Piazza di Siena nella ristrutturazione operata il nostro scopo principale è stato proprio quello di ripristinare e migliorare l’evacuazione dell’acqua. Con macchinari speciali abbiamo eliminato i materiali non compatibili aggiunti e mischiati negli anni da altre ditte. Abbiamo recuperato il materiale originario sottostante che non era mai rimosso. Invece di rifare tutto ex novo abbiamo potuto riutilizzare questo materiale anche grazie ad una riduzione delle dimensioni dell’arena ed al posizionamento di particolari dreni. Questi sono membrane drenanti, speciali tubazioni costruite con una forma che permette una più rapida evacuazione dell’acqua.”
Per finire risponda ad una nostra curiosità. Quali sono i numeri di una manifestazione come Piazza di Siena per quanto riguarda i terreni?
“Direi che si tratta di numeri importanti. In media si usano 1800 tonnellate di materiale che viene portato da circa 60 camion. A questi si aggiungono 10 camion carichi di attrezzature, mentre le griglie da posizionare sotto la sabbia occupano ben 14 bilici. I viaggi dei camion sono da considerare ‘andata e ritorno’ perché molte delle arene dei grandi concorsi internazionali oggi vanno anche smontate e quindi potete calcolare che si impiegano circa 170 viaggi (per viaggi si intendono i percorsi fatti dai camion). Dal punto di vista della mano d’opera, lo staff, la forza lavoro umana, comprende solitamente 12/14 uomini.”
Numeri davvero impressionanti che lo spettatore, ma spesso anche gli atleti, nemmeno si immaginano quando arrivano ad assistere ad un concorso e trovo la macchina organizzativa già funzionante.