Fibrin, quando muore un campione

Fibrin, quando muore un campione

Con Fibrin se ne va un pezzo del dressage italiano, una pagina gloriosa della storia di questa disciplina. Nessun cavallo prima di Eremo con Valentina Truppa era mai riuscito a collezionare con i nostri colori così tanti successi in campo internazionale. Montato dall’olimpionica Laura Conz in soli due anni, parliamo del 2001-2002, partendo dalla vittoria dei Campionati italiani l’elegante e sensibile cavallino ottenne un primo posto in Coppa del Mondo a Lipica, finalista ai Campionati Europei di Verden del 2001 con un tredicesimo posto, secondo nella tappa di Coppa del Mondo Di San Patrignano del 2002, undicesimo nella finale di Coppa del Mondo a ‘s-Hertogenbosch, dodicesimo nella ranking list mondiale e qualificato per i Campionati del Mondo. Questa è però la storia ufficiale, quella conosciuta dal pubblico. Però dietro ad ogni cavallo, ad ogni successo ci sono risvolti umani che non tutti possono sapere. La vera storia di Fibrin sembra segnata dal destino. Tutto cominciò quando una volitiva ragazzina lo vide montato dal dressagista James Connor e si innamorò di lui al punto da convincere la sua famiglia a comprarlo con grandi sacrifici. Giulia Baccerini, questo è il suo nome, capì subito che Fibrin era un cavallo speciale. Molto diverso dai canoni dei cavalli di dressage di quegli anni, era esile, con lunghe gambe, con una struttura simile a quella di un purosangue, fragile sia fisicamente che psicologicamente. Aveva bisogno di un cavaliere speciale che riuscisse a interpretarlo e valorizzare le sue qualità. Giulia scelse per lui Laura Conz. E fu subito successo. In due anni ai vertici dell’equitazione mondiale. Ma anche nelle belle favole c’è sempre un momento di dolore. E questo nel caso di Fibrin arrivò quando alla vigilia dei Mondiali lo notò l’amazzone elvetica Marcela Krinke Susmelj che, come Giulia, si innamorò di lui e fece una proposta d’acquisto che chiunque avrebbe valutato. Dopo un periodo di riflessioni fu presa la sofferta decisione di accettare l’offerta e Fibrin partì per la Svizzera con la sua nuova amazzone. Giulia sapeva che avrebbe avuto tutto il meglio. Marcela volle portare con sé anche Kevin il groom che lo aveva affiancato in tutta la sua ascesa. Ma il destino aveva deciso che le strade di Giulia e Fibrin dovessero ricongiungersi. L’amazzone elvetica dopo qualche anno di gare e sopraggiunti problemi fisici del cavallo prese la decisione di restituire Fibrin alla sua precedente proprietaria che non aveva mai smesso di pensare a lui. Da allora il simpatico russo ha trascorso gli ultimi anni di vecchiaia e meritato riposo assistito dalla sua padroncina con amore e dedizione. E’ morto infatti con la testa sulle sue ginocchia e l’ultima voce che ha sentito, sussurrata nelle sue orecchie, è stata quella di Giulia, la ragazza che da sempre aveva creduto in lui. Per lei non era Fibrin il campione ma era Giups, il nomignolo con cui l’aveva sempre chiamato.

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