Se qualcuno non avesse seguito la disciplina del completo per 20 anni e si riaffacciasse oggi a questo mondo, sono sicura rimarrebbe stupito. Convinto di incontrare una moltitudine di facce nuove, trovarsi sperso in un ambiente poco familiare, la persona in questione rimarrebbe di stucco nel ritrovare in azione esattamente gli stessi cavaliere che riscuotevano successi dopo successi negli anni ’90 ed anche ’80.
Mark Todd, Andrew Nicholson, Karin Donckers, le sorelle Algotsson, Kristina Cook (allora Gifford), William Fox-Pitt, Karen O’Connor, ma soprattutto la regina indiscussa del completo mondiale: Mary King.
A Londra la King, classe ’61, disputerà la sua sesta Olimpiade, record eguagliato anche dai colleghi neozelandesi Mark Todd ed Andrew Nicholson.
Il debutto olimpico per questa leggendaria amazzone risale al 1992 in occasione delle Olimpiadi di Barcellona che disputò in sella al grande King William. L’enorme e potente baio quell’anno si guadagnò un posto in squadra vincendo il CCI**** di Badminton e si presento all’appuntamento da favorito. Ma in Spagna qualcosa andò storto. Il cavallo non si mostrò mai a suo agio nell’atmosfera elettrica della manifestazione olimpica e solo il grande talento e la sensibilità della sua amazzone permisero al binomio di tagliare il traguardo del cross senza penalità agli ostacoli. Per tutto il cross King William tirò come un matto e Mary dovette sacrificare tempo prezioso per poterlo rallentare e non rischiare degli errori. Ma la grande delusione venne il giorno del salto ostacoli, quando gli errori sul loro conto furono 6. Malgrado tutto i Giochi di Barcellona furono per Mary un’esperienza stupenda e l’amazzone ancora oggi ricorda tutti i grandi atleti che ebbe modo di incontrare.
Nel 1996, sempre in sella a King William, Mary chiuse al dodicesimo posto individuale. Secondo la King, quelle di Atlanta furono le peggiori Olimpiadi. L’organizzazione, l’accomodation davvero scomoda per gli atleti, il terreno duro del cross ed un attentato non contribuirono a lasciare un buon ricordo di questa esperienza.
Tutt’altra storia furono i Giochi di Sydney. “Il pubblico creò un’atmosfera davvero fantastica”, ricorda la simpatica amazzone. “Gli australiani sono una nazione di amanti degli sport e tutti erano sempre disponibili e felici di poterci dare una mano in ogni modo possibile. Volontari ed organizzatori si fecero davvero in quattro per rendere quelle Olimpiadi un’esperienza indimenticabile.” Per lei la gara si chiuse con un 7° posto in sella a Star Appeal. “Un risultato non sufficiente”, commenta May. “La stampa mi criticò molto ed anch’io iniziai ad avere dei dubbi per la mia incapacità di raggiungere un risultato degno di nota alla mia terza Olimpiade. Alla fine decisi che si trattava di un puro caso e andai avanti per la mia strada.”
La svolta arrivò ad Atene nel 2004 quando la King in sella a King Solomon III conquistò l’argento a squadre, seguito, nel 2008, da un bronzo ai Giochi di Pechino con Call Again Cavalier.
Curiosità:
Segretamente incinta di 5 mesi, nel 1995 ai Pratoni del Vivaro, Mary King conquistò il bronzo individuale e l’oro a squadre ai Campionati d’Europa . Quando venne alla luce, la figlia Emily aveva quindi già partecipato ad un Europeo.
Nel 2001 si fratturò il collo cadendo da un cavallo giovane mentre era in campo da sola. Al pronto soccorso inizialmente nemmeno se ne accorsero. Passarono due giorni prima che un altro medico si rese finalmente conto della gravità della situazione. In meno di 12 settimane Mary era di nuovo in sella.
In onore del fidanzato, in seguito diventato marito, i cavalli di Mary hanno sempre avuto il suffisso King davanti al loro nome.
Nata in una famiglia modesta, Mary da giovane ha sempre dovuto fare una moltitudine di secondi lavori per potersi permettere di montare a cavallo.
Alle Olimpiadi di Londra Mary sarà l’atleta più anziano in gara per la Gran Bretagna.