Due chiacchiere con Antonella Dallari, candidata alla presidenza della Fise

Due chiacchiere con Antonella Dallari, candidata alla presidenza della Fise

2012, l’anno delle Olimpiadi di Londra, lo stesso traguardo temporale che 4 anni fa ci sembrava tanto lontano, ora è alle porte. Con le Olimpiadi si chiude anche un capitolo di vita della nostra federazione e si incomincia a pensare alle elezioni per la Presidenza Fise, mandato che storicamente ha proprio una durata di 4 anni. Dopo aver visto gareggiare i nostri idoli, aver gioito per i loro successi o pianto per le loro sconfitte, il post-Olimpiadi sarà dedicato come sempre alle critiche o ai complimenti e ad un’attenta revisione di quello che è stato fatto e raggiunto in un quadriennio di gestione. L’attesa di questi Giochi per l’Italia è accompagnata da un pizzico di nostalgia; l’Italia non ha qualificato una squadra per nessuna delle discipline.
La scorsa settimana è stata ufficializzata la candidatura di Antonella Dallari, dal 2009 presidente del comitato regionale Fise Emilia-Romagna.
Antonella Dallari è un volto noto per i tanti appassionati di equitazione in Italia. Contagiata giovanissima dal “virus” dei cavalli, a 9 anni riceve in regalo il suo primo pony e inizia a montare presso la Società Modenese di Equitazione sotto la guida del maresciallo Del Tavano prima e del maresciallo Pagano poi. Negli anni che seguono conosce Uliano Vezzani e Arnaldo Bologni e prosegue poi la sua carriera equestre al centro federale di Bologna con l’istruttore Franco Triossi. Divenuta mamma a 27 anni, non abbandona l’ambiente, ma si dedica all’organizzazione di eventi sportivi ed alla gestione delle segreterie dei concorsi fino al 2007 , nel 2009 la sua elezione, a Presidente del Comitato Regionale Emilia-Romagna. Da allora si impegna con dedizione per la promozione ed il sostegno dello sport ed è stata coinvolta anche attivamente nel settore giovanile del salto ostacoli.
 La sua esperienza nel mondo degli sport equestri è molto vasta. Nel corso degli anni ha avuto moltissimi ruoli ed ha potuto osservare le problematiche della realtà sportiva italiana da diversi punti di vista. Che cosa l’ha spinta ora a candidarsi come presidente della Fise?


Aver montato a cavallo, essere stata parte attiva nell’organizzazione di concorsi ippici per tanti anni unitamente al mio ruolo di presidente del comitato regionale mi ha dato gli strumenti per comprendere e riconoscere i punti deboli della situazione equestre italiana. Anni fa ho sostenuto e caldeggiato l’elezione dell’avvocato Andrea Paulgross, perché credevo nel suo programma e pensavo che gli interventi da lui promessi avrebbero portato grandi vantaggi all’equitazione azzurra. I fatti, invece, mi hanno lasciata delusa. Dopo 3 anni e mezzo ci troviamo senza una vera democrazia sportiva, traguardo che si potrà conquistare solo cambiando il meccanismo di elezione del presidente, che si fonda oggi sulla raccolta delle deleghe dei diversi centri ippici affiliati alla Fise. Finché gli aventi diritto a voto non avranno la libertà di decidere e di indicare le loro preferenze da casa senza bisogno di recarsi a Roma, non saranno mai davvero rappresentati, ma tenuti in scacco dal sistema delle deleghe.
Questo è per me il tema prioritario. Ci permetterà di ricostruire la Fise su una base solida e condivisa, unica vera ed indispensabile premessa per dare origine a decisioni giuste ed efficaci, che rispecchino davvero le esigenze dei tesserati e aiutino lo sviluppo dello sport. Bisogna fissare degli obiettivi. Entro due anni dovrà essere verificato se la nuova gestione sarà riuscita nella riorganizzazione dell’ente e se saranno state rispettate le promesse.

Quali sono a suo avviso le altre priorità per dare una svolta all’equitazione italiana di alto livello?


Per l’equitazione di vertice manca da parte della Federazione una programmazione sportiva precisa e a lungo termine. Un progetto che rimanga libero da interferenze e pressioni politiche, le stesse che ogni volta hanno reso vano l’impegno dei tanti tecnici stranieri che hanno provato a lavorare con le nostre squadre. Ai professionisti va data fiducia, ma soprattutto la libertà di prendere decisioni in modo autonomo. Quando i ruoli sono chiari è anche più facile attribuire le relative responsabilità per i risultati prodotti. Non è possibile che l’Italia non abbia nemmeno un cavaliere nei primi 30 della ranking list internazionale.
Come pensa di poter cambiare nel breve periodo questa situazione ?


La Fise ha il compito di aiutare i cavalieri ad affermarsi a livello internazionale e questo non solo stringendo accordi con singoli binomi per evitare che i migliori cavalli vengano venduti ecc., ma anche con una consapevole e mirata attività di pubbliche relazioni nei confronti delle altre federazioni. Parlo di sviluppare rapporti di collaborazione con le altre nazioni e con i comitati organizzatori stranieri allo scopo di garantire ai nostri binomi la partecipazione ai concorsi d’elite. Oggi nella maggior parte dei casi è tutto affidato all’intraprendenza dei singoli che sono costretti a spendere un sacco di soldi per acquistare wild card ed inviti senza i quali rimarrebbero tagliati fuori. Questo meccanismo aggiunge costi inutili e toglie risorse che diversamente potrebbero essere impiegate in modo più produttivo.
L’Italia è una delle maggiori contribuenti in seno alla Fei, ma, fatto salvo per il settore completo, del quale a livello Fei si occupa egregiamente Giuseppe della Chiesa, non siamo per nulla rappresentati.
Basti ricordare il recente flop dello Csio CH-J-YR di Manerbio, in occasione del quale non si è potuta disputare la Coppa YR per mancanza di squadre partecipanti.
Sarà necessario fornire non solo al settore giovanile, ma anche ai senior una guida tecnica sicura. In questo modo oltre ad ottenere una responsabilizzazione dei vari ruoli sarà anche possibile l’attuazione di verifiche periodiche circa l’efficienza delle diverse scelte operate. Lo stesso discorso vale anche per il calendario sportivo e per i comitati organizzatori ovviamente, i quali in molti casi sopportano investimenti ingenti per attrezzare le loro strutture.
Nel caso specifico de dressage il binomio Valentina Truppa-Eremo del Castegno, attualmente è il diamante più prezioso della nostra equitazione. La Fise ha giustamente stretto degli accordi per salvaguardarne il futuro, ma questi rimarranno sforzi vani se dietro non c’è niente, se non si costruisce un gruppo con potenzialità di crescita che viene avanti trainato dai suoi brillanti successi. La carriera della nostra amazzone deve essere fonte di motivazione per tutta la disciplina.
L’equitazione, però, non è fatta solo di cavalieri ed amazzoni, noi abbiamo anche bisogno di cavalli per tornare ai vertici. I soggetti “pronti” hanno prezzi inaccessibili e bisogna sempre più puntare sui cavalli giovani. Come vede la situazione dei cavalli giovani oggi in Italia?

Nonostante la struttura dei costi e la posizione geografica e climatica del nostro paese non sia certo ideale per l’allevamento, gli allevatori italiani hanno fatto enormi progressi ed in pochi anni sono riusciti ad elevare il livello di qualità della loro produzione in modo incredibile. I loro sforzi andrebbero premiati ponendo maggiore attenzione alla programmazione delle gare e alla formazione di cavalieri in grado di sviluppare le potenzialità dei loro soggetti.
Aspetto molto importante è anche la costruzione di un rapporto di fiducia e dialogo con i proprietari dei cavalli. La relazione tra la Fise ed i proprietari non dovrebbe interferire con il rapporto tra questi ed i loro cavalieri, ma dovrebbe essere uno strumento di supporto.
Ogni disciplina ed ogni settore va organizzato e strutturato al fine di migliorare i risultati sportivi per far tornare l’Italia competitiva ad alto livelli, ma per ogni programma va verificata la sostenibilità economica e pratica. Senza una verifica di fattibilità è uno spreco di risorse e di tempo.
Cosa ci dice delle discipline minori che da anni ormai hanno il loro spazio all’interno della federazione sport equestri?


Le discipline minori in seno alla Fise hanno potenzialità enormi che vanno assolutamente sviluppate. Ho partecipato nell’ultimo periodo a diversi congressi sul tema e penso che soprattutto il turismo equestre, che al momento non ha né struttura né organizzazione e viene sfruttato solo per far cassa, meriti la dovuta attenzione se non altro perché è da qui che la maggior parte dei tesserati si avvicina per la prima volta al mondo equestre. Si tratta di un bacino di utenti enorme che va rispettato e che ha diritto ad essere sostenuto.
Proprio in tema di numero di tesserati, come incentivare l’iscrizione di nuove leve visto che le altre Nazioni a noi appena confinanti hanno il triplo dei nostri tesserati?


Molto spesso si pensa solo all’equitazione di vertice e non è mai stato passato un messaggio di quello che è lo sport equestre, ma soprattutto di quello che è la potenzialità di settori come il pony games e quindi la vicinanza dei bambini al pony e al cavallo. Credo che uno dei punti di forza per avvicinare nuovi praticanti agli sport equestre debba essere necessariamente l’attenzione al mondo del bambino in modo trasversale in tutte le discipline. Sarà importante considerare realmente al possibilità di proporre dei seri progetti scuola come avviene del resto in altri Paesi, dove l’equitazione spesso può diventare anche un’attività scolastica o extra-scolastica, quindi destinata a tutti. Credo che la promozione attraverso al mondo dei bambini e quindi con adeguati “progetti scuola” e l’attenzione al mondo del turismo equestre possano essere volano per le nostre attività.
Spesso si parla solo di discipline maggiori, ma abbiamo un settore in forte espansione, ovvero quello delle discipline americane, che da qualche anno sono entrate a far parte della Fei e di riflesso anche della nostra Federazione.
In Italia abbiamo una grande eccellenza, soprattutto per quanto riguarda il Reining, che all’Italia ha portato negli anni numerosi successi. Il fatto di non avere i Campionati Mondiali in Italia è una vera perdita, perché queste manifestazioni servono da promozione per lo sport. Le discipline americane sono molto tecniche e credo che siano poco conosciute, dovranno essere ancor più pubblicizzate, perché hanno un grande impatto spettacolare. Credo tra l’altro che discipline come Gimkana e Performance possano avere una forte influenza per quanto riguarda il numero dei tesserati e per questo vanno assolutamente valorizzate e incentivate soprattutto dalla base.
Quale rapporto ci sarà, qualora eletta tra la Federazione Centrale e i Comitati Regionali?


Se vogliamo andare avanti con il segno positivo, far crescere i numeri dei nostri tesserati e valorizzare il più possibile il nostro sport, il rapporto con il territorio deve diventare fondamentale. Chi meglio dei Comitati Regionali, che operano a più stretto contatto con i tesserati, può avere il polso della situazione? E’ chiaro che chiederò il massimo impegno ai comitati regionali, ma con la Federazione Centrale deve esserci un rapporto di assoluta sinergia. In questi anni è mancata proprio la collaborazione tra Fise Centrale e Regioni. In questo modo non facciamo altro che perdere non solo energie, ma anche risorse economiche. La federazione deve farsi promotore di campagne promozionali, che partendo da Roma devono espandersi indistintamente in tutto il territorio nazionale, proprio attraverso i vari comitati. Parlo con cognizione di causa perché in Emilia, per esempio, siamo al secondo anniversario di “Porte aperte al centro ippico”, un evento che si svolge la terza domenica di settembre, data ormai istituzionalizzata in tutta la regione, in cui non facciamo altro che promuovere l’attività dei nostri centri. Sarebbe bello potere individuare per esempio un evento del genere a carattere nazionale per organizzare un battesimo della sella in tutta Italia e far conoscere il mondo del cavallo. Un’iniziativa come questa organizzata indistintamente in ogni regione nella stessa giornata potrebbe avere anche un importante impatto mediatico, che avvicinerebbe tanti neofiti all’equitazione.

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