Giovanni Lucchetti

Si può dire che in un maneggio ci sia praticamente nato: il signor Lucchetti (padre) era infatti già proprietario di un maneggio quando nacque il Giovanni e così il bambino prima e il ragazzo poi i cavalli li ha sempre avuti a fianco.

 

A dire il vero nel maneggio di papà non si faceva salto ostacoli, ma campagna. Ma questo poco ha importato. Giovanni, classe 1969, a 9 anni inziava a fare le sue prime gare in questa specialità che non avrebbe più abbandonato.

 

Non avendo mecenati ha sempre contato sulle sue gambe, importando giovani cavalli dalla Sardegna, lavorandoli, facendoli crescere per poi rivenderli ad altri cavalieri.

 

Istruttore, proprietario di un proprio mangeggio, il Centro Ippico Lucchetti in provincia di Bergamo, oggi continua la difficile arte di occuparsi di cavalli giovani, grazie ad un accordo con l’Allevamento Cascina del Sole di Cantù.

 

“Ci sono elementi di 4 e 5 anni che promettono molto bene e su cui nutro molte speranze. Credo che in Italia si debba ancora lavorare molto per migliorare il nostro parco cavalli”, ci ha commentato lo stesso Lucchetti .“Si vedono già dei buoni risultati ma molto c’è da fare ancora. Anche perchè se continuiamo ad essere costretti a rivolgerci all’estero sarà difficile che si riesca ad ottenere elementi adatti ad un olimpiade. All’estero non mancano di furbizia: se un elemento è valido di certo non lo vendono”.

 

Il 2007 è stato l’anno della svolta per Lucchetti: l’incontro con Boston, uno maestoso olandese del 1997, acquistato da un privato che lo ha affidato a Lucchetti.


I risultati nel 2008 non si sono fatti attendere: 2° al Campionato Italiano, piazzamento a Piazza di Siena, 2° allo CSIO 5 stelle di Piazza Plebiscito, 3° a squadre a Lipica (con due percorsi a zero penalità per lui).

 

“Boston è un cavallo imponente, fantastico. In gara non guarda nulla. Con i mezzi che ha puoi entrare ovunque e affrontare qualunque tipo di percorso. Certamente non è agile come una gazzella ma ha una potenza enorme. In sella ci sono da gestire le sue notevoli dimensioni ma io, non essendo piccolo, mi ci trovo bene. Un sogno? Certamente l’Olimpiade”.

 

 

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