Ha cominciato a montare all’età di nove anni, nella scuderia di famiglia. Il padre, Sven-Erik Bengtsson, è stato il suo primo istruttore ed è tutt’ora un punto di riferimento per la sua attività sportiva. Pur essendo nato in mezzo ai cavalli, ha trovato il tempo di laurearsi in ingegneria meccanica e coltiva, da sempre, la passione per lo sci.
Stiamo parlando dello svedese Rolf-Göran Bengtsson, nato a Lund il 2 giugno 1962, incoronato, il 18 settembre, Campione d’Europa 2011, in sella a Ninja La Silla. Una medaglia d’oro, finalmente, andrà a sigillare una memoria agonistica degna di rilievo, aggiungendosi alle due medaglie d’argento olimpiche: la prima a squadre, conseguita nel 2004 ad Atene; la seconda individuale, vinta nel 2008 a Pechino. E compagno di gara, in occasione di questi ultimi Giochi Olimpici, è stato Ninja. Con lui, ha partecipato anche a due campionati del mondo, a una world cup final e tre campionati europei, compreso quest’ultimo.
Questo binomio è nato nel 2005, quando Bengtsson ha acquistato il castrone sauro, KWPN (Guidam/ Lys de Darmen) da Giorgio Nuti che lo ha personalmente individuato all’età di 6 anni e montato, con ottimi risultati, fino a quel giorno. “Ricordo bene quel momento – racconta Giorgio Nuti – in scuderia erano venuti in due, Peter Wylde e Bengtsson. Avevo riconosciuto l’opzione di acquisto al primo, che però non ha trovato il finanziamento. Ninja aveva 9 anni e fino ad allora, in Italia, nessuno ci credeva. Nessuno al di fuori di me e del mio sponsor. Ninja mi ha dimostrato da subito di essere un fuoriclasse e per questo ho puntato su un lavoro progressivo e di buon senso. Vederlo domenica, sui campi di Madrid, saltare con la freschezza di un cavallo giovane, mi ha fatto veramente piacere. Sono felice che sia andato a finire sotto la sella di un cavaliere serio”.
Il caso Ninja non è isolato nelle scuderie Nuti, dalle quali sono partiti altri cavalli importanti, precedentemente acquistati in giovane età e lavorati da Giorgio e dal figlio Paolo: Ferrari, acquistato da Michel Robert e, successivamente da Steve Guerdat; Leconte, da Marcus Ehning.
“Il mio rammarico – commenta Nuti riguardo a Ninja – è che allora, nonostante il cavallo dimostrasse di essere competitivo, non mi hanno mandato da nessuna parte. Io e Ninja – prosegue – abbiamo preso parte, individualmente, a molti internazionali all’estero, con le nostre uniche, personali, risorse finanziarie. Nessun interesse, da parte della FISE di allora. L’occasione per noi, è arrivata all’improvviso e senza programmazione. Sono stato richiesto per colmare un posto vacante nella squadra olimpica di Atene. Ovviamente ho rifiutato. Non si va alle Olimpiadi senza un’opportuna programmazione agonistica. Non si improvvisa un appuntamento del genere. Non vedendo cambiamenti strutturali all’interno dell’organizzazione federale, ho preferito cogliere l’occasione e vendere il cavallo. E’ stato meglio così. E oggi, Ninja conferma questo mio pensiero di allora. Con i suoi risultati, con la sua salute, con la sua freschezza mentale, dopo 6 anni di agonismo sotto la sella di Bengtsson. Sarebbe stato così anche in Italia? Sarebbe stato così fresco e vincente se lo avessi portato precocemente ad Atene? La risposta non c’è, ovviamente, ma posso dichiarare quanto sia importante programmare l’attività agonistica internazionale, monitorare i binomi interessanti e portarli progressivamente verso la vetta. Deve essere l’impegno federale congiuntamente con i cavalieri”.
Bella soddisfazione, quella che Giorgio Nuti, seppur con amarezza (per non essere stato sostenuto all’interno del team Italia), ha accumulato in questi sei anni, nel vedere il suo cavallo che colleziona medaglie e piazzamenti nel Gotha equestre del salto ostacoli.
Adesso Ninja ha 16 anni e, riguardo al futuro, Rolf-Göran Bengtsson si dichiara cauto: “Non so dire se parteciperò con lui alle prossime Olimpiadi di Londra – ha commentato il cavaliere svedese – ma posso affermare che Ninja, attualmente, è in una forma strepitosa. Vedremo”.
comunicato Fise