Gli juniores azzurri del salto ostacoli conquistano l’Europa

Gli juniores azzurri del salto ostacoli conquistano l’Europa

Un’emozione indescrivibile. E’ sempre bello vincere, specie in uno sport che fino a pochi anni fa pareva aver perso questa splendida abitudine. Ma vincere come hanno fatto i giovani azzurri del salto ostacoli poche ore fa, all’estremo capo occidentale del continente, in questo torrido fantastico giovedì di luglio, è bello due volte.

L’Italia juniores del salto ostacoli ècampione d’Europa. In capo a una gara mozzafiato, sul campo di Comporta, in Portogallo, ha letteralmente sbaragliato la concorrenza. Francesca ArioldiFilippo CodecasaNicolò Vincenzo CallerioVirginia Caruso (ma anche Giampiero Garofalo, quinta risorsa di un team perfetto nell’intesa, prima ancora che nel rendimento) hanno conquistato la medaglia d’oro a squadre, battendo la Germania sul filo di lana. I tedeschi erano avanti di una spanna, gli azzurri avevano l’argento in tasca, già felici e contenti di una perfomance comunque strepitosa. Ma un errore nell’ultimo percorso ha rovesciato la classifica, spingendoci sul gradino più alto del podio, trasformando la nostra soddisfazione in gioia incontenibile.

E’ un successo semplicemente storico: mai una squadra azzurra juniores aveva ottenuto una medaglia d’oro agli Europei. Ed è una formidabile vittoria di squadra – il commento di un emozionatissimo Emilio Puricelli, tecnico juniores e chef d’équipe a Comporta – Una vittoria mia, di Roberto Arioldi, dei fantastici giovani cavalieri che l’hanno ottenuta con straordinaria determinazione (è giusto nominare Garofalo, un ‘quinto’ che vale un primo: so io quanto ci è costato lasciarlo fuori), del team sanitario composto dal dottor Orsi e dal dottor Sementilli, degli istruttori, dei groom, dei genitori dei ragazzi. Una vittoria della federazione, del nostro presidente Andrea Paulgross, di quanti hanno creduto in un lavoro sviluppato con entusiasmo, con grinta, soprattutto in un clima di grandissima armonia. Alcuni dei ragazzi che ci hanno regalato questa giornata che sarà impossibile dimenticare avevano già alle spalle qualcosa di importante. Ma il risultato di oggi, proprio per come è nato, rappresenta comunque un segnale forte, chiaro, indiscutibile: siamo sulla strada giusta, il lavoro paga”.

Comprensibile la felicità del presidente della FISE, Andrea Paulgross: “Vorrei abbracciare uno a uno i protagonisti di questa magnifica impresa, e conto di farlo presto. Sposo una per una le parole di Puricelli: siamo un team, un gruppo solido e affiatato, che vive ogni giorno del lavoro dei tecnici, degli atleti, dei dirigenti di una federazione nuova, proiettata verso obiettivi condivisi, in grado di produrre progetti importanti e di dargli concretezza. Tutti, in questa realtà, si stanno impegnando a trecentosessanta gradi, per riportare l’Italia – dopo decenni di buio – al ruolo sportivo che le compete”.

Nessun eccesso di enfasi, solo la legittima soddisfazione di cogliere finalmente qualche frutto all’altezza del proprio impegno e dei propri sogni:straordinario quello di oggi, ma non l’unico, da ormai oltre due anni a questa parte. “Molto più delle parole e dei programmi contano i fatti. E i fatti nello sport sono essenzialmente le vittorie. Noi dobbiamo vincere”. Così si era espresso Paulgross appena tre giorni fa, nel cuore dell’ultimo consiglio federale. Una felicissima intuizione, una profezia, una speranza incoraggiata dalle scelte (spesso complicate) di questa gestione della FISE? Forse, soprattutto, la consapevolezza di aver raddrizzato il timone di un movimento che pareva essersi rassegnato a vivere di ricordi, viaggiando a braccetto con la sconfitta.

La cronaca del trionfo azzurro consumato in quest’angolo estremo dell’Europa, in faccia all’Atlantico, a poche decine di chilometri dal maestoso porto di Setubal, impone un passo indietro. Nella tarda serata di ieri, mercoledì, il sogno di una grande affermazione aveva cominciato a materializzarsi, all’interno dell’efficientissimo impianto portoghese, sede del Campeonato da Europa da Juventude. Infilando una serie di prove entusiasmanti, l’Italia guidata da Puricelli era riuscita a piazzarsi al secondo posto, al termine della prima manche: solo sei penalità totali primo, alle spalle della terribile Germania (una sola penalità) e davanti alla Svizzera (otto), all’Olanda (nove), alla Norvegia e alla Turchia (dieci), alla Danimarca (tredici), all’Inghilterra (sedici), al Belgio (diciassette), alla Francia (diciotto). Già quasi perfetto il team guidato da Emilio Puricelli: un solo errore e un’infrazione di tempo per Filippo Codecasa suBrezzer, solo una penalità per il tempo per Nicolò Vincenzo Callerio su Carethago ZFrancesca Arioldi su Lady Chanu, un errore agli ostacoli per Virginia Caruso su Lune de l’Othaine.

Con questo bottino tra le mani – e questa responsabilità sulle spalle – la splendida squadra azzurra si è apprestata a consumare la manche della verità, la seconda. Emilio Puricelli, sempre affiancato daRoberto Arioldi, ha lanciato ai ragazzi un messaggio inequivocabile: “Siete già andati fortissimo, ora vi voglio in campo con la stessa rabbia e la stessa determinazione. Se restiamo concentrati, possiamo centrare qualsiasi risultato”.

Detto fatto. La Giovane Italia degli juniores è riuscita a ripetersi, chiudendo la seconda manche con 8 penalità, come riferisce anche la cronaca di Rita Leo nella nostra rubrica “News dai campi gara”. Otto penalità più le sei della prima manche fanno 14, quanto basta a concretizzare il sogno azzurro: Italia campione d’Europa junior, davanti alla Danimarca (18) e alla Norvegia, terza con 21. Un esito strepitoso, figlio di una prova collettiva eccezionale: un solo errore per Filippo Codecasa in sella aBreezer, come Francesca Arioldi su Lady ChanuNicolò Vincenzo Callerio su Carethago Z, uno splendido netto per Virginia Caruso con il suo Lune de l’Othaine.

E non è tutto. Il risultato della gara a squadre vale anche come seconda prova qualificante per il titolo individuale. Qui, la classifica vede al momento in testa, ex aequo, l’inglese Jessica Dimmock su Capello II, la turca Derin Demirsoy su Medick e la svizzera Emilie Stampfli su Alessa Z, gli unici tre binomi fin qui in grado di non commettere errori. Ma è comunque eccellente la posizione dell’Italia, quinta in classifica con Virginia Caruso su Lune de l’Othaine (4 penalità totali), settima con Francesca Arioldi su Lady Chanu (5 penalità), 14.ma con Filippo Codecasa su Breezer (9), 17.ma con Giampiero Garofalo su Loro Piana Ombre della Baia (12).

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