
Adagiato tra i dolci pendii del Frignano, Polinago è un paese di montagna dell’Appennino Tosco–Emiliano che offre panorami mozzafiato sulle vette imbiancate dell’Appennino e in particolare sulla vetta del Monte Cimone, che sovrasta tutte le altre. Lasciato il maneggio si attraversano pascoli e boschi di querce secolari e seguendo il corso dei ruscelli che alimentano il torrente Rossenna si raggiunge il ponte in sasso di Brandola e la mulattiera che si inerpica fino al castello. Eretto su uno sperone roccioso, il castello di Brandola fu teatro di cruente lotte durante il XIII e il XIV secolo e fu più volte assediato, incendiato e distrutto. Oggi al posto della Rocca sorge la chiesa parrocchiale, ma il luogo conserva ancora tutto il suo fascino e l’aspetto di borgo medioevale.
È bello perdersi nei dintorni, magari a caccia di funghi e di castagne: talvolta davvero ci si smarrisce nei sentieri e può capitare di imbattersi nelle antichissime Acque del Bagno, che da tempo immemorabile scorrono sotto il tetto di una piccola capanna. Oggi rimane solo un rigagnolo di quella che nei secoli passati fu una delle fonti più note. Nel 1448 l’utilizzo di questa acqua minerale, nota anche agli antichi romani che si recavano al vicino santuario del Monte Apollo, risanò il bestiame della zona da un’epidemia altrimenti incurabile. Diffusasi la notizia negli ambienti medici e nella corte ducale, l’acqua fu addirittura sigillata in bottiglia e commercializzata (forse la prima della storia) e sia gli Este che i Montecuccoli ne facevano largo consumo. Oggi però assaggiarne il sapore straordinariamente dolce ed armoniosamente ferroso è un privilegio di chi si perde nei boschi senza tempo di Brandola.
Superato il castello, tra inebrianti profumi di ginepri, ginestre e rose canine, si entra nel Comune di Lama Mocogno con i suoi borghi rurali, alcuni abbandonati, altri ben restaurati e superando al trotto i crinali si scende fino al torrente Mocogno. Costeggiando le sue rive si incontra il mulino del Ruoto, preziosa fonte di sopravvivenza per le popolazioni locali, nei periodi in cui l’economia montana aveva ben poco da offrire infatti macinava grano, castagne, avena, granturco, ceci, orzo, ma anche calce, polvere da sparo, olio di noci, e addirittura mattoni.
Abbeverati i cavalli e dopo una breve sosta per il pranzo si riparte per il maneggio, il rientro è previsto per le 17,00.
Il percorso è adatto a chi possiede sufficienti capacità equestri, la guida sarà Tiziano Bedostri, tecnico FISE di III livello. Info: email gruppoattacchivda@libero.it, Sito: http://www.gruppoattacchivda.it, tel 348 23 123 90
Antonella Montalti
Ufficio stampa F.I.S.E. Emilia Romagna
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