“Lo sport ci chiede di puntare ad essere i migliori”.
Comincia con queste parole un breve confronto con il fuoriclasse tedesco Christian Ahlmannn: un cavaliere che si può riassumere con 5 medaglie continentali (3 d’oro, 2 d’argento), una mondiale (bronzo a squadre 2006) e una olimpica (bronzo a squadre 2004). Il numero 8 della ranking tardata Longines Global Champions Tour, presente a Roma, si è aggiudicato la vittoria nella 155 a tempo di venerdì, in sella a Caribis Z.
Sport philosophy ..
“L’ equitazione ci chiede di rettificare la filosofia sportiva, tenendo conto che nelle nostre competizioni è coinvolto anche il cavallo. Bisogna cercare, quindi di diventare il miglior binomio rispettando i giusti tempi per consolidare l’intesa con il nostro cavallo”.
“E’ forse questa una delle lezioni di vita più importanti che l’equitazione mi ha dato”, ha precisato il cavaliere. “Si può riassumere così, nella vita e con i cavalli: prendere il proprio tempo, non forzare quando non si è pronti; quando la strada è lunga, più spingi, più vuoi e più ci vuole; evitare di fare cinema, prediligere la programmazione e il management; non forzare situazioni o volere cose che non puoi avere.
I cavalli insegnano a trovare il giusto equilibrio con noi stessi e ad accettare che, anche per loro, l’umore può cambiare quindi un giorno è diverso dall’altro”.
Questione di testa….
“La mente è importante. In gara si è costretti a prendere decisioni in una frazione di secondo. Se vuoi troppo non va bene, se vuoi troppo poco non va bene. Devi avere chiaro in mente cosa è meglio per il tuo cavallo, sapere cosa vuoi e dove devi arrivare. Per essere lucidi in gara occorre arrivarci ben preparati e rilassati. L’equitazione è un mix di tanti fattori. Direi che la testa è assolutamente uno degli ingredienti del mix vincente”.
Come tutto ebbe inizio…
La mia famiglia ha una grande tradizione equestre, abbiamo sempre avuto cavalli. Mio padre era un cavaliere e fa il commerciante di cavalli. E’ stato coinvolto per molti anni anche nel settore dei cavalli da trotto. Io ho visto cavalli da quando sono nato.
Iniziare a montare a cavallo è stata una cosa molto naturale, una cosa in famiglia. All’età di 11 anni, quando ho iniziato a fare gare, mi è stato subito chiaro che quella sarebbe stata la mia vita. Ed è diventata la mia vita. Non mi sono mai pentito”.
Tokyo…
“Tokyo è un cavallo che abbiamo comprato alla fine dei 5 anni. Lo abbiamo cresciuto con calma iniziando dalle gare 1,20m. Ha fatto poche gare, poi ha avuto un infortunio. Per riprendersi da questo piccolo infortunio ci ha messo più di 3 anni. Per 1 e mezzo è stato al prato. Adesso ha 11 anni. Abbiamo ripreso il lavoro alla fine dei 9 anni con salti di 80 cm. Attualmente è il mio miglior cavallo. Salta in modo eccezionale, ha una qualità inimmaginabile, però non ha l’esperienza di un cavallo di 11 anni. Ogni concorso migliora, ultimamente è andato molto bene. Se continua così penso che per il prossimo anno saremo pronti”.
Influencer.. John Whitaker!
“Inizialmente lavoravo con mio padre. Non ho mai avuto un trainer particolare. Ho lavorato molto con Ludger ma principalmente sempre lavorato con tutti i miei colleghi. Osservo, mi confronto, ci scambiamo consigli. Tenere gli occhi aperti consente sempre di imparare molto. Il mio idolo da piccolo era John Whitaker e a dire il vero lo è ancora oggi. Ai tempi di Milton, io facevo le gare junior, era il mio eroe. E’ ancora il migliore al mondo. Basta vedere cosa fa, ancora alla sua età, anche con cavalli molto ‘normali’.
Ricordo che una volta parlando con John su quali imboccature usare e che lavoro fare, lui mi è stato molto di aiuto. Ci disse: “Prendete il cavallo la mattina presto, mettetegli un’imboccatura semplice, normale, portatelo fuori per le strade a fare una passeggiata, poi tornate e lo mettete al prato. Il giorno dopo fate la stessa cosa. Il mercoledì ancora una volta. Giovedì lavorate, lo caricate e andate in concorso e vedrete che andrà meglio. Il messaggio è chiaro: spesso non è complicato come sembra; basta rallentare, tornare a fare le cose semplici. Probabilmente non è solo andare in passeggiate per le strade, ma prendersi dei momenti di calma o trovare un equilibrio tra momenti di training e momenti di relax”.
Daniela Cursi
photo credit: Stefano Grasso/LGCT