PERMESSO-AVANTI, non è solo questione di educazione

PERMESSO-AVANTI, non è solo questione di educazione

Quando ancora la vita alta imperversava e la maggior parte dei pantaloni da cavallo avevano delle orrende costine, quando l’Husky di Umberto Martuscelli era nuovo e ‘figo’ e non rischiava di essere buttato nel rudo da sua moglie, quando i cap erano di velluto ed erano privi di certificazioni di sicurezza non ci si chiedeva il perché delle cose, si faceva quello che l’istruttore ordinava senza MA e senza PERO’. Le sue istruzioni alla svelta diventavano un secondo credo ed a tutti i livelli, sia nei centri ippici più blasonati sia nelle cascine più sgrause, venivano soddisfatti alcuni minimi requisiti di educazione equestre che oggi ogni tanto (spesso) mancano.

Il primo insegnamento riguardava la modalità di ingresso in campo. Che si fosse a piedi o a cavallo, che si entrasse semplicemente per recuperare la giacca lasciata alla sbarra delle coperte (mai su un piliere) o per rivolgere qualche domanda all’istruttore prima di tornare a casa, con voce decisa si chiedeva PERMESSO e soprattutto si aspettava che qualcuno di autorevole rispondesse AVANTI.

Questa abitudine, che oggi pare arcaica, non era in realtà dettata da un’etichetta priva di significato, non era una pura forma di educazione che oggi si potrebbe definire anacronistica, ma era dettata anche da motivazioni di sicurezza e di rispetto per il lavoro altrui, concetti che dovrebbero aver mantenuto la loro importanza.

Non è che oggi siccome i cap esistono in vera o finta pelle, in pelle di culo di neonato, in plastica ed in titanio costellati da diamanti veri ed i pantaloni arrivano in selleria in tutti i colori pantone la sicurezza ed il rispetto per gli altri non siano più attuali, anzi.

Dal momento che gli istruttori hanno perso il loro carisma e vengono usati per lo più come geò forse sarebbe meglio spiegare le motivazioni di questa ‘fastidiosa’ usanza che da qualche parte e da qualche vecchiaccio viene comunque ancora richiesta.

Si chiede, anzi si urla, PERMESSO soprattutto prima di entrare in un campo coperto perché chi è dentro potrebbe non averci sentito arrivare, il suo cavallo potrebbe spaventarsi e scartare al nostro apparire all’improvviso, chi salta potrebbe essere distratto dal nostro ingresso o potremmo essere investiti da chi arriva al galoppo. Un cavallo che scarta all’ultimo momento può buttare in terra il suo cavaliere e farsi male senza che sia strettamente necessario non piace mai a nessuno. Far riconquistare la fiducia ad un cavallo che si è spaventato mentre salta costa fatica, pazienza e tempo quindi se si può evitare errori di percorso perché non prendere tutte le precauzioni possibili?

Inoltre alcuni cavalieri oggi non hanno ancora capito che chi si trova all’interno del campo spesso non ha l’autorità ne l’intenzione di rifiutare l’ingresso a chi URLA ‘PERMESSO’. Se non si riceve risposta bisognerebbe ripetere il ‘PERMESSO’ per essere sicuri di essere stati sentiti ed aspettare in risposta un ‘AVANTI’ altrettanto deciso, unico segnale che ci può dare la certezza che entrando non creeremo scompiglio o fastidio a nessuno.

Quindi sebbene i ‘vecchi’ abbiano quasi tutti abbandonato l’Husky ed il Barbour (bellissimo, ma che freddo d’inverno), malgrado anche alcuni ultraquarantenni e cinquantenni usino oggi stivaletti e chaps, pantaloni bicolore e swarowski in ogni angolo ed in ogni dove dovremmo cercare di mantenere alcune irrinunciabili usanze.

PERMESSO-AVANTI, BUON GIORNO A TUTTI!

 

 

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