
Domenica 17 aprile binocoli puntati sulla pista dell’ippodromo RomaCapannelle dove andrà in scena la prima “classica” della stagione di primavera: il Premio Parioli.
Sarà anche la giornata di Mirco Demuro, splendido vincitore della Dubai World Cup lo scorso 26 marzo. HippoGroup Roma Capannelle renderà onore con una premiazione al fantino di casa. Mentre il jockey di Marino autograferà per appassionati ed addetti ai lavori le cartoline che lo ritraggono all’arrivo della corsa sul maxi schermo verranno riproposte le immagini della strepitosa affermazione.
Demuro ha conquistato l’eccezionale traguardo all’ippodromo Meydan in Dubai in sella al giapponese Victoire Pisa, diventando il primo italiano dopo Frankie Dettori a firmare la corsa più ricca del mondo (premio al proprietario del cavallo vincitore sei milioni di dollari). L’impresa in Dubai conferma la caratura internazionale della frusta romana che da tredici anni trascorre l’inverno in Giappone dove ha raccolto successi nelle principali prove del Sol Levante: Derby, 2000 Ghinee, Japan Cup e l’Arima Kinen.
Demuro, classe 1979, ha debuttato nel 1994 ed è considerato il numero uno tra i fantini italiani. Ha vinto le più importanti classiche italiane e solo lo scorso anno è stato il mattatore della primavera di Capannelle con una storica doppietta in sella a Worthadd, vincitore sia del Derby che del Premio Parioli.
La pista sarà un grande palcoscenico domenica con un programma di otto corse nel quale spicca il Premio Parioli (gruppo3), corsa che metterà a confronto i migliori tre anni del momento sulla distanza dei 1.600 metri. I partenti saranno ufficializzati domani (venerdi 15) ma sembrano sin d’ora confermate le presenze di The Confessor, sellato da Luigi Riccadi, di un gruppo di toscani capeggiati dal favorito Regarde Moi, pupillo di Stefano Botti, di Duchamp della storica scuderia Dormello Olgiata, a bocca asciutta da 37 anni, e del portacolori dell’Azzurra, Lowawatha, che regalerà la prima partecipazione al giovane trainer Devis Grilli.
Un’altra corsa di gruppo III, il Premio Carlo Chiesa, dedicato alle sole femmine sui 1.200 metri (dalla Germania è in arrivo Rockatella) e due listed faranno da contorno alla corsa di centro. Queste ultime sono il Premio Botticelli, il canonico banco di prova in vista del Derby del 7 maggio e il Premio Natale di Roma, che chiamerà a raccolta sul miglio gli anziani di blasone.
Quella del Natale di Roma, una volta festività cittadina, è una ricorrenza importante per l’ippodromo romano che fu inaugurato 85 anni orsono (21 aprile 1926) proprio in tale data. “Il pomeriggio di quello storico mercoledì, caratterizzato da un palinsesto di sette corse, al cui interno il Premio Natale di Roma ed il Premio Ellington – scrive Enrico Landoni , ricercatore dell’Università degli Studi di Milano del Dipartimento di Scienze della Storia e della Documentazione Storica, nel testo che verrà pubblicato nel programma di corse di domenica – si rivelarono le prove più interessanti, per l’entità del montepremi, 50.000 lire, ed il valore dei vincitori, presero il via ben trentadue cavalli.
Ad entrare nella gloriosa storia delle Capannelle, in qualità di vincitore della prima corsa in programma nella giornata inaugurale del nuovo impianto dell’Appia Nuova, il Premio Kadikoi, condizionata sui 1700 metri, fu il grande Digby Blackburn, eccellente interprete in pista di Toy, per i colori di Riccardo Gualino, di fronte ad un’ottima cornice di pubblico”.
DAL PROGRAMMA DI CORSE DI DOMENICA 17 APRILE
Per un compleanno davvero indimenticabile…
di Enrico Landoni
Capita, a volte, di sentirsi del tutto sopraffatti dall’emozione e dalla passione, se non addirittura travolti da un particolare evento o da un insieme di circostanze e di occasioni. Quella, ad esempio, dell’ottantacinquesimo anniversario dell’inaugurazione del nuovo impianto delle Capannelle in coincidenza, di fatto, con le celebrazioni per i centocinquant’anni dell’Unità d’Italia evoca sentimenti e stati d’animo di indescrivibile intensità e, proprio per questo, difficilmente domabili, come alcuni degli splendidi purosangue che hanno fatto la storia dell’impianto capitolino.
È dunque in sella alla scalpitante emozione di rivivere, attraverso la ricostruzione storica, l’avvio di una lunga stagione di successi, che si deve ripercorrere la strada tracciata dai pionieri dell’ippica romana, da Tor di Quinto, sino ai piedi dei Colli Albani, passando attraverso il quartiere Flaminio ed i Parioli. L’inaugurazione, nel 1926, del magnifico campo di gara nell’Agro Romano, il cui nucleo primigenio era stato realizzato più di quarant’anni prima, rappresentò, d’altra parte, il punto di approdo di un interessante percorso di crescita e di maturazione del circuito ippico locale, cui contribuirono notevolmente la consolidata tradizione delle corse in campagna e delle cacce a cavallo e l’autorevole lezione di alcuni straordinari sportsmen.
Tra questi, merita senza dubbio una particolare citazione il Marchese Luigi Del Gallo di Roccagiovane, le cui straordinarie competenze tecniche indussero l’Arma di Cavalleria a designarlo alla direzione della Scuola di Perfezionamento, fondata nel 1891 tra i boschi e le distese verdi di Tor di Quinto. Compito precipuo di questa nuova istituzione era formare un’élite di istruttori, esperti di equitazione di campagna, che, presso la Scuola di Applicazione di Pinerolo, costituiva soltanto uno dei numerosi insegnamenti di base impartiti agli aspiranti cavalieri ed era per giunta osteggiata da alcuni vecchi ufficiali, rimasti legati ai paludati schemi della tanto appariscente e scenografica quanto obsoleta e poco utile equitazione di alta scuola.
Decisivo, sul fronte della modernizzazione della cultura e, più in generale, delle tradizioni legate al cavallo si rivelò dunque il ruolo svolto dalla piazza romana, di cui l’indimenticato Conte Felice Scheibler, portacolori della mitica scuderia Sir Rholand, trionfo dopo trionfo sarebbe divenuto uno dei principali protagonisti. A questo straordinario pioniere del turf italiano è infatti strettamente legata la storia dell’ippodromo dei Parioli, rimasto in attività dal 1911 al 1929, e del vecchio impianto delle Capannelle, dove, nel 1916, conquistò il suo settimo ed ultimo Nastro Azzurro, a coronamento di una straordinaria carriera sportiva, contraddistinta, nelle sue fasi finali, da un’accesissima rivalità con Federico Tesio, l’uomo destinato a proiettare l’ippica italiana ai vertici del movimento sportivo internazionale.
A suggellare il simbolico scambio di consegne tra le due figure più rappresentative del circuito magico delle corse e quindi la definitiva affermazione del mago di Dormello giunse poi, esattamente dieci anni dopo il trionfo di Kosheni, la vittoria di Tesio, grazie ad Apelle, nella prima edizione del Derby disputatosi nel rinnovato impianto ubicato ai piedi dei Colli Albani, dove di fatto, seppur ancora all’interno della vecchia struttura completamente ristrutturata in seguito grazie all’arte ed alla perizia di Paolo Vietti Violi, non si era più corso proprio dall’ultimo importante successo di Scheibler.
La gloriosa storia delle Capannelle, provvisoriamente conclusasi nel bel mezzo della prima guerra mondiale con il canto del cigno della scuderia Sir Rholand, ripartiva quindi con il grande successo ottenuto da Tesio nella quarantatreesima edizione del Nastro Azzurro e con la creazione di un tracciato ad una sola curva appositamente concepito per questa importantissima prova di selezione e ad essa intitolato.
Disputatosi giovedì 29 aprile 1926, il Derby Reale, insieme all’Omnium, svoltosi domenica 9 maggio e vinto da Manistee, rappresentò senza alcun dubbio il momento culminante della riunione primaverile del nuovo ippodromo, che fu in realtà ufficialmente inaugurato il 21 aprile, giorno del Natale di Roma. Nel pomeriggio di quello storico mercoledì, caratterizzato da un palinsesto di sette corse, al cui interno il Premio Natale di Roma ed il Premio Ellington, per l’entità del montepremi, 50.000 lire, ed il valore dei vincitori, nell’ordine i dormelliani Cranach e Giambologna, si rivelarono le prove più interessanti, presero il via ben trentadue cavalli.
Ad entrare nella gloriosa storia delle Capannelle, in qualità di vincitore della prima corsa in programma nella giornata inaugurale del nuovo impianto dell’Appia Nuova, il Premio Kadikoi, condizionata sui 1700 metri, fu il grande Digby Blackburn, eccellente interprete in pista di Toy, per i colori di Riccardo Gualino, di fronte ad un’ottima cornice di pubblico.
Spettatori e passione, d’altra parte, sono sempre stati i tratti distintivi del circuito ippico capitolino, talora anche in negativo, come in occasione dell’indimenticabile 4 novembre 1926, quando per ragioni di ordine pubblico, in seguito all’occupazione del pesage e all’invasione della pista ad opera di facinorosi, sentitisi dileggiati, per così dire, dalle reiterate false partenze registratesi nel corso del pomeriggio, unitamente ad un’incredibile serie di topiche dei commissari di campo, si rese necessario sospendere la riunione in programma ai Parioli.
Alla luce anche di questo grave episodio, che contribuì ovviamente a mettere in evidenza l’assoluta inadeguatezza di tale impianto, l’ippodromo delle Capannelle, finalmente collegato al centro della città da una nuova linea tranviaria, sarebbe diventato di lì a breve l’unica e maestosa sede del turf romano, riuscendo peraltro, grazie al proprio fascino straordinario, a suscitare l’interesse e la curiosità di un crescente numero di persone.
Del tutto insensibile, se non addirittura ostile, all’irresistibile richiamo del purosangue si rivelò però in quel momento il Capo del Governo, che, oltre a preferire di gran lunga le corse al trotto, organizzate nella Capitale dalla Società Villa Glori, di cui aveva peraltro la tessera n. 1 di socio permanente, mal sopportava l’esterofilo, esclusivo e nobiliare mondo del turf italiano e capitolino in particolare. Non deve quindi stupire che Mussolini abbia disertato l’inaugurazione ufficiale del nuovo ippodromo delle Capannelle, suscitando la piccata reazione del Marchese Alfonso Theodoli, Presidente della Società delle Corse in Roma, cui anche in seguito, del resto, non avrebbe mancato di riservare dei gravi affronti. Su un appunto datato 28 marzo 1931, che il segretario particolare, Alessandro Chiavolini, aveva sottoposto alla sua attenzione per riferirgli dell’invito a presenziare al classico Premio Regina Elena trasmessogli dalla società di gestione delle Capannelle, il Primo Ministro giunse addirittura ad accompagnare il proprio rifiuto con questa frase riportata a matita rossa, in prossimità del margine inferiore del foglio: “Preferisco il football alla radio!”.
Delle abituali, numerose e, per certi versi, ostentate assenze di Mussolini dal campo di gara dell’Appia Nuova l’ippica romana, forte delle sue gloriose tradizioni e della sua irriducibile autonomia, non ebbe certo a soffrirne. Il suo sviluppo sarebbe stato poi davvero straordinario, potendo contare soprattutto su un impianto, che, a dispetto delle attuali criticità, rappresenta un imprescindibile punto di riferimento per l’intero movimento ippico nazionale, di cui deve continuare a rimanere uno splendido biglietto da visita. Su quello di compleanno, invece, ora non resta che scrivere con tutto il cuore ed in rappresentanza dei numerosi ospiti invitati alla festa: “Tanti Auguri, Capannelle!”.