Le patologie del nodello

 

Il nodello è un’articolazione complessa che assorbe il carico del peso corporeo e trasferisce energia durante la locomozione. La sua anatomia si compone di strutture ossee (metacarpo e metatarso a seconda che sia l’arto anteriore o posteriore; la prima falange e le due ossa sesamoidee), a cui si aggiungono legamenti e tendini che, conferiscono al nodello eccezionali capacità meccaniche.

Il nodello è sollecitato in modo particolare durante la fase di iperestensione, in pratica quando l’arto si distende, per esempio, nel momento dell’atterraggio dal salto. Proprio perché è un’articolazione complessa, le patologie possono riguardare le strutture ossee, i tessuti molli o entrambe.

Tra le patologie delle parti ossee del nodello ricordiamo l’osteoartrite, le fratture intra ed extra articolari, l’osteocondrite, la sesamoidite e la lussazione articolare; mentre per i tessuti molli, le più comuni sono la capsulite e la sinovite, oltre naturalmente alle tendiniti e problemi ai legamenti.

La zoppia che deriva da una patologia al nodello è diversa a seconda della zona interessata. Per individuare la parte colpita il veterinario esegue numerose indagini cliniche supportate da complementi diagnostici (ecografie, radiografie, scintigrafia e talvolta risonanza magnetica).

Durante la visita clinica si ricorre ai test di flessione, ovvero, l’arto viene tenuto in flessione qualche minuto e poi si fa trottare per valutare se la zoppia peggiora e, in tal caso, il coinvolgimento del nodello è certo. Inoltre, per ottenere una diagnosi più precisa si può anche procedere ad anestetizzare alcune strutture articolari in modo da escluderle.

Le patologie dei tessuti molli, che maggiormente colpiscono i cavalli atleti, sono la sinovite e la capsulite, causate dall’iperestensione articolare ad alte velocità, oppure da movimenti di torsione improvvisi. Sinovite e capsulite si manifestano con gonfiore locale, ispessimento della capsula articolare, calore e dolore nella zona interessata e zoppia intermittente.

L’indagine migliore in seguito alla visita clinica è l’ecografia articolare che permette di valutare lo stadio patologico (acuto/cronico).

La cura si basa sul riposo ed esercizi controllati, la somministrazione di antinfiammatori per via generale e locali, in genere cortisone e acido ialuronico.

La sinovite cronica proliferativa interessa soprattutto i cavalli da corsa che sono sottoposti a continue sollecitazioni a forte impatto. In questo caso si riconosce una rigidità articolare, al tocco la parte risulta pastosa e si rendono necessarie radiografi ed ecografie. La terapia consiste in un periodo di riposo prolungato, infiltrazioni di cortisone/acido ialuronico e nei casi gravi un intervento chirurgico in artroscopia per la pulizia dell’articolazione.

Nelle situazioni più gravi può svilupparsi la desmite degenerativa del legamento sospensore del nodello, patologia multiorgano che coinvolge tendini, legamenti e vasi sanguigni, cioè tutte le strutture connettive presenti nell’articolazione. È una patologia che colpisce soprattutto i Quarter Horse ed i mezzosangue e si ritiene possa avere una base ereditaria.

In questo caso la zoppia è molto evidente nei due arti anteriori o addirittura su tutti e quattro.

Il legamento sospensore aumenta di volume e il cavallo risponde al test di flessione. Sono necessarie sia la radiografia che l’ecografia a cui si deve aggiungere anche la scintigrafia o eventualmente un ecodoppler per evidenziare i vasi sanguigni colpiti.

La terapia è soprattutto sintomatologica e si basa sulla riduzione del calore e del dolore locale mediante l’idroterapia (impacchi di acqua fredda), un controllo della dieta che deve essere povera di mangime concentrato e ricca in magnesio e grande importanza assume la ferratura correttiva.

L’osteoartrite è la manifestazione di una patologia cronica degenerativa che porta a gravi lesioni della cartilagine e dell’osso sottostante diminuendo l’ampiezza di movimento dell’articolazione stessa. Può colpire tutte le articolazioni, ma il nodello risulta coinvolto in percentuale maggiore soprattutto nei cavalli atleti.

La zoppia è molto pronunciata e asimmetrica e peggiora se il cavallo passeggia in circolo. La zona interessata può anche non gonfiarsi e per una corretta diagnosi sono necessarie radiografie e, a volte, un’artroscopia diagnostica che ha anche azione terapeutica. La terapia farmacologica prevede l’utilizzo di antinfiammatori per via generale e locale (infiltrazioni con cortisone/acido ialuronico).

Segue un lungo periodo di riposo al termine del quale si può valutare la guarigione. Se dopo la terapia, il cavallo non è migliorato la prognosi è negativa per l’attività sportiva e si dovrà provvedere a soluzioni alternative per il paziente (paddock, attività riproduttiva).

Le fratture sono evento comune nel nodello e si verificano in vari punti dell’articolazione.

Le fratture della prima falange si individuano con le radiografie e se il frammento è di piccole dimensioni si rimuove in chirurgia artroscopica con una prognosi buona nell’80% dei casi; se il frammento è di grandi dimensioni si provvede alla fissazione con viti e la prognosi è buona nel 50-70% dei casi.

Le fratture dei sesamoidi sono molto comuni nei cavalli da corsa e possono essere parziali o totali e variamente distribuite sulla superficie ossea. Si individuano con semplici radiografie e vengono trattate come sopra in base alla dimensione del frammento, la prognosi è buona nel 70% dei casi. Se le fratture dei sesamoidi si accompagnano a lesioni del legamento sospensore del nodello la percentuale di prognosi positiva diminuisce ed i tempi di recupero del paziente saranno notevolmente superiori.

La sesamoidite, come dal termine stesso, è una patologia che riguarda le ossa sesamoidee che hanno una funzione stabilizzante del nodello. Colpisce soprattutto cavalli giovani con coinvolgimento dei legamenti che fissano queste ossa nell’articolazione (legamenti sesamoidei). Il dolore è il sintomo più eclatante. La diagnosi si basa su quadri radiografici e la terapia prevede riposo prolungato (7-9 mesi), somministrazione di antinfiammatori, si può ricorrere al trattamento con onde d’urto oppure alla somministrazione di biofosfonati, molecole che inibiscono il riassorbimento osseo e favoriscono l’aumento della densità ossea aiutando il processo di guarigione. È una patologia piuttosto grave e la prognosi è sempre riservata.

Le lesioni dell’apparato sospensore vedono un coinvolgimento contemporaneo di più strutture del nodello e riguardano soprattutto i cavalli da corsa. Sono lesioni che non perdonano, perché rendono l’articolazione incapace di supportare il peso dell’animale. Sono comunemente su base traumatica e richiedono un intervento immediato con bendaggi di sostegno.

Per una diagnosi corretta sono necessarie radiografie ed ecodoppler per evidenziare eventuali danni a vasi sanguigni. Unica terapia è l’intervento chirurgico per fissare ed a volte immobilizzare definitivamente l’articolazione. La prognosi è riservata e negativa per i soggetti sportivi che dovranno essere adibiti a scopi riproduttivi o paddock.

La patologia dell’osteocondrosi si manifesta sotto forma di cisti ossee (soprattutto localizzate nella prima falange) o con frammenti osteocondrali (detti chip). Colpisce soggetti anche molto giovani e si evidenzia con radiografie. Per la terapia è prevista la chirurgia artroscopica per la rimozione dei frammenti od il curettage della cisti ossea. La prognosi è positiva anche per gli atleti.

La lussazione, che può essere parziale (sublussazione) o totale (lussazione p.d.), avviene, quando si stirano o si rompono i legamenti collaterali del nodello portando a deformità angolare dell’arto.

Una lussazione si può ridurre spontaneamente o può rendersi necessario l’intervento del veterinario per allineare l’articolazione. È importante che la lussazione sia completamente guarita prima di far riprendere l’attività al cavallo, altrimenti nel corso del tempo può manifestarsi l’osteoartrite a causa dell’instabilità dell’arto. È necessario quindi immobilizzare l’arto per 4-6 settimane ed effettuare delle radiografie per assicurarsi che non ci siano microfratture, eventualmente da rimuovere in artroscopia.

Un’altra patologia del nodello è la costrizione del legamento anulare secondaria a sinoviti della guaina tendinea o tendinite dei flessori. È facilmente riconoscibile con la semplice osservazione, poiché si manifesta come se ci fosse un elastico intorno al nodello che stringe e gonfia i tessuti sulla faccia posteriore dell’arto. La diagnosi si ha subito al momento della visita e s’interviene recidendo il legamento anulare con una sedazione del paziente ed anestesia locale. La prognosi è buona nel 75% dei casi.

 

Articolo a cura di Arianna Lovati, medico veterinario e ricercatore di Scienze Cliniche presso l’Università di Milano. Arianna Lovati è a disposizione per rispondere alle vostre domande all’indirizzo e-mail espertorisponde@dotsport.it

 

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