Ises Horsemanship: Dieci principi a firma McLean e McGreevy

Ises Horsemanship: Dieci principi a firma McLean e McGreevy

“Garantire la sicurezza di persone e cavalli”: questo è il primo dei 10 principi secondo Andrew McLean e Paul McGreevy, coautori del libro “Equitation Science”. Se ne è parlato in occasione della 14° conferenza dell’International Society of Equitation Science, in corso a Roma (Lancieri di Montebello, Ippodromo Gen. Giannattasio di Tor di Quinto).
Sembra scontato, ma evidentemente non lo è. Si tratta, certamente, del padre di tutti i principi che, con il passare del tempo e l’acquisita confidenza, può perdersi nella gestione quotidiana. Ed è, senza dubbio, il miglior “apripista” per un decalogo che introduce lo scopo della neo-scienza-equina: favorire la preparazione dell’atleta – cavallo e cavaliere – anche dal punto di vista mentale.
Mentale è il benessere del cavallo; mentale è l’approccio alle sue abilità sensoriali. Ne conseguono il secondo e terzo principio, rispettivamente “avere rispetto per la natura del cavallo” e “avere rispetto per le capacità mentali e sensoriali del cavallo”.
Il secondo principio riconosce come fondamentali gli atteggiamenti volti ad assicurare i bisogni essenziali come la libertà di movimento, la lunga disponibilità di cibo, la compagnia di altri cavalli; e ancora, riconoscere i suoi segni di dolore, evitare pratiche di gestione avversive (taglio delle vibrisse, torsione dell’orecchio). Il terzo principio, invece, punta il dito sull’equilibrio con cui si gestisce l’approccio: non sovrastimare, né sottostimare le capacità intellettive dell’equide. Tanto meno pensare che il cavallo sia capace di “pensieri umani”. Viene in mente il classico “lo fa apposta”, come se il cavallo fosse capace di ideare una difesa solo per contrariare il proprio cavaliere. Nel terzo principio è compreso un monito: evitare lunghe sessioni di lavoro, a meno che lo scopo non sia quello di sovraccaricare l’atleta, con le dovute conseguenze.

Il quarto principio chiude il cerchio: “Attenzione agli stati emozionali presenti”. In poche parole, evitare reazioni di fuga, lotta e immobilizzazione; non provocare dolore; incoraggiare il cavallo ad assumere una postura rilassata; incoraggiare stati emozionali positivi durante l’allenamento.
Si entra nel vivo con il 5° principio, che richiede un “corretto impiego di abituazione/ desensibilizzazione/metodi calmanti”.
Questo si traduce in: avvicinare gradualmente il cavallo agli oggetti di cui potrebbe aver paura; mantenere il controllo degli arti del cavallo, dapprima mantenendolo a distanza di sicurezza dalla “minaccia avvistata”; curare i rinforzi positivi in queste situazioni, premiandolo quando resta fermo, non indietreggia, ragiona; ignorare, d’altro canto, i comportamenti “negativi”, frutto di paura o panico.
Il sesto principio richiede un “corretto uso dell’Operant conditioning”. Per fare un esempio, se il cavallo risponde alla gamba, è opportuno rilasciare immediatamente la pressione, per non confonderlo.
Corretto, deve essere – secondo il 7° principio, “l’uso del Classical Conditioning”. Basti pensare al segnale vocale, cui rispondono tipicamente i cavalli della scuola e che, spesso, sono necessari anche a livelli più alti. In generale, l’obiettivo è una risposta efficace a segnali leggeri.
Principio numero 8: “Corretto uso del modellaggio”. E’ importante pianificare l’addestramento in modo che le risposte corrette risultino le più ovvie possibili. Rinforzare poi, progressivamente, ciascun passo verso il comportamento desiderato. Cambiare un solo aspetto alla volta del contesto in cui si allena.

Si prosegue con il “corretto uso dei segnali”: mai sovrapporli! Troppo spesso gambe e mani agiscono all’unisono confondendo l’atleta cavallo. I segnali devono essere semplici, identificabili, distinguibili l’uno dall’altro. Ciascuna richiesta ha un significato e deve essere in accordo con la biomeccanica del cavallo.

Chiude il cerchio “Regard for self-carriage”: la condizione in cui il cavallo mantiene il ritmo, il tempo, l’andatura, la direzione, la lunghezza della falcata, la posizione della testa e del collo, la postura del collo. Per far questo, mai costringere una postura, mai assillare con le gambe, tanto meno con gli speroni.

“Nella revisione dei dieci principi – ha commentato Andrew McLean – abbiamo dato spazio all’eteologia e alle capacità cognitive del cavallo. Questi principi, così come questa conferenza, sono indirizzati a tutti: veterinari, allievi, istruttori ed appassionati. Lo scopo è quello di esplorare qual è il miglior modo di montare a cavallo, di mettere in pratica un allenamento su misura, e di tracciare un linguaggio comune. Probabilmente non esiste una sola monta corretta, probabilmente ci sono numerosi modi per montare a cavallo. Quel che è certo è che essere ininfluente a cavallo è pericoloso quanto essere eccessivamente prepotente”.

Foto libera da diritti: Andrew McLean.

 

Autore

Articoli Correlati