
Il virus del Nilo Occidentale (West Nile), malattia infettiva che colpisce equidi, uccelli e, in misura minore, l’uomo, è tornato a colpire l’Europa. La presenza di casi in Italia ha indotto il Ministero della Salute ad avviare un programma di sorveglianza sanitaria e, recentemente, anche l‘ECDC (European Center for Disease Control) ha segnalato alcuni casi umani di Febbre del Nilo in Grecia.
Il virus, che aggredisce il sistema nervoso, viene trasmesso all’uomo e agli animali dalle zanzare. È quindi in periodi dell’anno come questo che aumenta il rischio di contagio (Leggi quali sono i sintomi della malattia)
Purtroppo, ad oggi, non esiste un trattamento mirato per l’infezione da virus West Nile, né per l’uomo né per il cavallo.
L’unica terapia possibile è quindi solo generica e, negli animali che sviluppano encefalite, in molti casi non risulta sufficiente ad evitare il decesso o comunque gravi sequele neurologiche e motorie..
Se per l’essere umano non esiste ancora un vaccino specifico, per il cavallo la vaccinazione è oggi possibile grazie alla presenza in commercio di vaccini attivi nei confronti del virus West Nile, tra i quali il vaccino di nuova generazione messo a punto da Merial, Divisione Salute Animale del Gruppo Sanofi, per la prevenzione dell’infezione dal virus.
I dati della diffusione in Italia
In Italia esistono specifiche aree a rischio per quanto riguarda l’infezione. Appaiono particolarmente interessate la pianura padana, nell’area compresa tra il Veneto e l’Emilia Romagna, la zona di confine tra Toscana ed Umbria, alcune zone dell’Abruzzo e della Sicilia, in particolare nella provincia di Trapani. Intorno a queste, in un raggio di 20 chilometri, è stato impostato uno specifico programma di sorveglianza.
Inoltre, nel nostro Paese sono state definite nove aree ad alto rischio. Queste zone sono state rilevate sulla scorta delle indicazioni sulla circolazione del virus nel periodo 2008-2010, e sulla base di queste indicazioni si è sviluppato il programma di monitoraggio e sorveglianza, ai sensi dell’Ordinanza Ministeriale del 4 agosto 2011. Il programma ha preso in esame quattro diversi elementi nella catena di trasmissione dell’infezione virale.
La sorveglianza su uccelli stanziali e da allevamento, pollame e altro. La sorveglianza nei cavalli e negli altri equidi. La sorveglianza entomologica, per studiare i pool di zanzare. La sorveglianza degli uccelli di specie migratorie.
In base ai dati del 2011, per quanto riguarda l’uomo, sono stati osservati 14 casi di forme neuro-invasive di infezione da virus West Nile: la maggior parte (8) sono stati riscontrati in Veneto, con un decesso nell’area di Treviso, quattro in Sardegna (con 2 decessi nella provincia di Oristano), un caso rispettivamente nel Friuli-Venezia Giulia e in Toscana.
La situazione appare ben più preoccupante per i cavalli e gli altri equidi. Al 27 febbraio 2012 sono stati confermati ben 91 focolai di infezione con 197 animali coinvolti: i focolai registrati nell’area di Oristano hanno rappresentato il primo caso di infezione da virus West Nile in Sardegna, oltre i primi casi clinici italiani riscontrati nell’uomo nel 2011. Inoltre sono stati segnalati per la prima volta focolai in provincia di Matera e Crotone, primi segni di circolazione del virus anche in Basilicata e in Calabria.
La situazione in Europa
Il virus si può considerare ormai endemico in Italia, Grecia e Romania visto il ripetersi di epidemie nell’uomo e nel cavallo che interessano i tre Paesi. Nel solo 2010 sono state osservate epidemie nei cavalli in 10 Paesi in Europa e nel bacino del Mediterraneo.
Fonte Merial Italia – www.merial.it