Il puledro, generalmente ben reattivo fin dai primi momenti di vita, tende già dai primi minuti a mettersi in decubito sternale per provare ad alzarsi. I primi tentativi finiscono, il più delle volte, in ruzzoloni rovinosi ma niente paura: dopo un po’ il puledro comincia a reggersi sulle quattro zampe per poi acquisire una posizione sempre più stabile. Se si vuole aiutare il piccolo, si può sostenerlo per la coda: questo lo aiuta a mantenersi in equilibrio contribuendo a dargli un po’ più di sicurezza. È importante, però, non sostenerlo mai dalla gabbia toracica perché le costole, fragilissime, si rompono con grande facilità.
Appena il puledro è in grado di reggersi in piedi lo si deve aiutare ad espellere il meconio, tappo di feci dure e abbondanti formatesi nella vita fetale, facendogli un clistere tiepido a base di olio di vaselina. Si usa un clistere pronto all’uso che si acquista in farmacia qualche giorno prima e si tiene a portata di mano. Questa operazione si effettua sia prima che dopo la prima poppata. L’effetto lassativo del latte spesso favorisce spontaneamente l’eliminazione del meconio ma, in pratica, prima è eliminato, prima il piccolo si sente meglio e quindi desideroso di poppare. È tassativo che il puledro assuma il colostro entro due ore dalla nascita, altrimenti aumenta il rischio di contrarre qualche infezione, spesso mortale.
La ricerca della mammella è, per il neonato, un compito lungo e arduo che può impegnare parecchio tempo: si avvicina alla mamma da varie angolazioni e prova a succhiare in punti improbabili prima di capire finalmente da dove arriva il latte e come fare ad alimentarsi.
Nei primi momenti dopo il parto la cavalla può talvolta apparire aggressiva nei confronti del figlio, soprattutto se primipara. Questo può essere legato al dolore alle mammelle troppo piene o al disagio di trovarsi in una situazione del tutto nuova. Questi primi momenti sono assai delicati e bisogna intervenire con tranquillità ma stando ben attenti che la cavalla non faccia del male al puledro. Eventualmente si può provare a mungerla per ridurre la tensione della mammella e tenerla ferma con la capezza così che il piccolo non debba continuamente correrle dietro, rischiando di stancarsi ancor prima di aver fatto la prima poppata.
Una volta che il puledro si è finalmente attaccato, la cavalla normalmente si calma e accetta che il piccolo le si avvicini senza più mostrare segni di insofferenza.
II siero antitetanico deve essere somministrato in un muscolo della coscia nelle prime 12 ore di vita del puledro, soprattutto se la fattrice non è stata vaccinata entro un mese dal parto. Inoltre, si deve verificare che la quantità di anticorpi assunti con il colostro sia sufficiente ad evitare il rischio di infezioni. Per questo serve l’aiuto del veterinario che, con appositi esami diagnostici, valuta il titolo anticorpale anche in campo.
Infine si ha il secondamento, e cioè il distacco completo della placenta dall’utero. Questa, che appena dopo il parto pende dalla vulva, in genere impiega da qualche minuto a qualche ora a staccarsi completamente. Legarla su se stessa è buona norma per evitare che si contamini troppo e che si laceri creando poi difficoltà al veterinario che ne deve valutare l’integrità e lo stato di salute. Inoltre, legandola su se stessa il peso che si viene a creare ne favorisce il distacco.
È importante che il secondamento non avvenga oltre le due ore dal parto, altrimenti si ha una “ritenzione placentare”, condizione che protraendosi eccessivamente può compromettere la salute della cavalla portando infezione uterina e, nei casi più gravi, anche intossicazioni che possono condurre a gravi casi di laminite acuta.
Dalla valutazione della placenta, gli occhi esperti del veterinario possono ricavare informazioni preziose sia sulle condizioni dell’utero della fattrice che sullo stato di salute del puledro al momento della nascita.
Durante gli ultimi mesi di gravidanza, quando il puledro aumenta molto di volume, i visceri addominali della fattrice sono costretti ad adattarsi in uno spazio ridotto. Appena dopo il parto i visceri tornano nella loro posizione normale ma questo processo di ricanalizzazione è molto delicato: la cavalla potrebbe andare in colica se non è gestita adeguatamente. Nei giorni successivi, finché le feci non saranno quantitativamente e qualitativamente normali, è opportuno somministrarle molto fieno e poco mangime o, meglio, sarebbe perfetto un pastone liquido 2 volte al giorno.
Carlotta Caminiti, veterinaria centro “Le cicogne”