Juan Carlos Garcia: votiamo per lo sport

Juan Carlos Garcia, medaglia d’argento agli Europei di Salto Ostacoli e Completo nel 2009, scende in campo sui temi più caldi della FISE. Ecco di seguito il suo pensiero, già apparso in sintesi su “Cavallo2000” e su “Horseshowjumping”.

Juan Carlos Garcia, lei viene da una stagione straordinaria con il doppio argento europeo a squadre conquistato nel salto ostacoli e nel completo. Cosa chiede al 2010?

“A livello personale aspiro a conservare e se possibile a migliorare i risultati dell’anno precedente. I WEG di Lexington rappresentano in questo senso una grandissima occasione. Più in generale, penso decisamente che sia indispensabile proseguire la politica sportiva che è stata attuata con grande serietà nell’ultimo periodo, quella che ha ridato entusiasmo, motivazioni, obiettivi e certezze a noi atleti”.

Come giudica il primo anno di Presidenza Paulgross?

“Mi ha subito colpito la sua grande vicinanza agli atleti. Vedere un dirigente di quel livello scendere in campo-prova a collaborare come uno di noi mi ha riempito di entusiasmo. Immaginavo e conoscevo la sua competenza, ho scoperto in lui uno spirito di agonista che mi ha felicemente colpito. Ci ha seguito in ogni allenamento, ci ha accompagnati ovunque. Credo sia impossibile non attribuirgli qualche merito. L’Italia è l’unico paese al mondo che nel 2009 ha vinto in tutte le discipline e a tutti i livelli di età. Dobbiamo esserne fieri, non era mai successo prima”.

Eppure la FISE ha attraversato e attraversa una fase decisamente delicata. Perché, a suo avviso?

“Purtroppo c’è la tendenza a parlare soltanto delle cose negative. Ho persino la sensazione che, pur conoscendo i risultati che abbiamo finalmente conseguito, nel nostro ambiente pochi si rendano realmente conto di quanto è stato fatto. Certo è strano che una Federazione vinca tanto nell’arco di pochi mesi – come, a quanto ne so io, non è mai successo nella storia dell’equitazione – e al tempo stesso sia così frequentemente al centro di polemiche. Forse è vero che una cosa tanto bella fa meno notizia di una vicenda spiacevole, di una critica feroce, di una contestazione politica. Per gli atleti, e io immodestamente con quello che ho vinto nel 2009 mi prendo la responsabilità di parlare a nome di tutti, è particolarmente spiacevole: i successi sono il nostro pane e sarebbe giusto fossero anche il vero grande obiettivo di chiunque lavori nell’interesse supremo dello sport”.

Si è fatto un’idea di cosa ha creato questo clima?

“Purtroppo non tutti quanti vivono nel mondo dell’equitazione sono sportivi veri. C’è gente cui non importa l’agonismo, ma guarda altre cose. Si pensa alle poltrone, ai pranzi, ai viaggi, al potere. Per questo credo che chi pratica questo sport con passione sincera debba appoggiare un presidente come Paulgross. Un dirigente che ha innanzitutto un occhio speciale per lo sport, per i risultati, per l’immagine internazionale dell’equitazione italiana”.

Che cosa è cambiato con Fuchs tecnico del salto ostacoli?

“Va detto per onestà che, quando è arrivato, il grosso del lavoro era stato già impostato: è intercorso poco tempo dal suo ingaggio al nostro ritorno alla vittoria, nessuno ha la bacchetta magica. Certo, sa il fatto suo come pochi. Di sicuro ci ha dato molta disciplina, molto rigore, l’equilibrio tra il talento e le regole. Ha carisma, competenza, determinazione. Ma credo che i veri frutti del suo lavoro verranno nei prossimi anni”.

Ecco, cosa possiamo aspettarci dal futuro?

“In generale vorrei che il livello, come movimento, migliorasse ancora. Ho fiducia: nessuno ha ottenuto i risultati degli azzurri, nell’ultima stagione, nell’ambito dell’attività giovanile. Certo, se vincere è difficile, confermarsi lo è ancora di più. Ma io credo che l’Italia abbia tutti i mezzi per ribadire i grandi risultati del 2009. E’ evidentemente cambiato qualcosa: per merito dei tecnici, di noi atleti, dello stesso presidente che ha fatto scelte coraggiose, garantendoci un’eccellente organizzazione e un entusiasmo nuovo. Io per primo, pur gareggiando con lo stesso cavallo, l’anno precedente non ero stato preso in considerazione per le Olimpiadi. Poi, nel 2009, ho fatto quello che fatto sia nel salto ostacoli che nel completo: segno evidente che, da una stagione all’altra, il mutamento è stato grandissimo”.

Un desiderio particolare per il futuro?

“Di Lexington ho già detto. L’obiettivo che mi sta ancora più a cuore è Londra 2012. Essere rimasto fuori dall’ultima edizione dei Giochi proprio non mi va giù. Mi piacerebbe, poi, riuscire a coinvolgere maggiormente i proprietari. Mi dispiace avere solo un cavallo di proprietari italiani e quattro stranieri. Non c’è proporzione. Spero che continuando a vincere, come siamo tornati finalmente a fare, anche qui si capisca che l’erba del vicino non è sempre più verde”.

Tra una settimana la FISE si darà un altro governo. Lei, Garcia, come vive questo momento?

“Con la speranza che il rinnovamento avviato poco più di un anno fa possa svilupparsi completamente. L’ultima stagione ci ha portato risultati formidabili. Abbiamo ritrovato il gusto di gareggiare per un obiettivo comune. Abbiamo avuto anche un pizzico di fortuna, certo: in fondo, le cose sono cambiate in meglio anche sotto questo profilo. Bene così. La buona sorte è un elemento fondamentale nella vita, figurarsi nello sport. Specie in uno come il nostro: il risultato finale dipende moltissimo da come le cose girano nel breve volgere di un istante. Un piccolo errore e sei fuori, pochi minuti di gara perfetta ed è medaglia. Prima ancora che la gioia vissuta a Windsor e a Fontainebleau, ricordo le nostre sensazioni a Dublino, nell’ultima tappa della Nations Cup. C’erano almeno sei squadre che potevano vincere, ci riuscimmo noi, in due giornate di assoluta magia. Cogliere il momento è la legge per chi pratica questa disciplina meravigliosa quanto spietata. Un discorso che mi sento di allargare alla Federazione che sta per riunirsi per decidere quale direzione intraprendere nei prossimi anni. Io credo che si possa solo dare fiducia a chi finalmente ha dimostrato il suo valore con i risultati, non con le parole”.

Juan Carlos Garcia è nato a Bogotà, in Colombia, il 2 ottobre del 1967. Ha cominciato a montare a quattro anni nel suo Paese, debuttando in gare nazionali a dieci anni e in gare internazionali a tredici. Dal 2003 gareggia per l’Italia. Campione italiano nel 2005, ha disputato quattro edizioni dei Mondiali, tre volte per la Colombia e una per l’Italia. Al suo attivo ha anche tre partecipazioni ai Giochi Olimpici, due per la Colombia e una per l’Italia. Nel 2009, unico cavaliere nella storia dell’equitazione moderna, ha conquistato la medaglia d’argento agli Europei di salto ostacoli senior a squadre, a Windsor, ripetendo l’impresa a Fontainebleau, a distanza di un mese, agli Europei di completo senior a squadre.

fonte: www.fise.it

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