Piccola grande Italia

Atene portafortuna per i cavalieri e le amazzoni italiani? La doppia vittoria dei ragazzi di Gianluca Bormioli nella capitale greca è frutto di passione, programmazione compente e allenamento ai massimi livelli, non certo di amuleti. Un lavoro che ha fruttato due volte, in squadra e in singolo.

È il momento dei festeggiamento per il tecnico federale, artefice, insieme a Roberto Arioldi, di questo successo. Gianluca Bormioli, come si sente dopo Atene? “Quando va così sono contento. Sono molto soddisfatto delle vittorie dei ragazzi, soprattutto perché era un appuntamento per seniors che è stato assegnato al settore giovanile.

Una squadra giovane se pensiamo che, dopo un problema con un cavallo è stato ripescato Simone Coata, young rider, ma che anche lo stesso Emanuele Gaudiano, solo l’anno scorso era young rider”. Questa vittoria dimostra che il lavoro svolto sta dando i suoi frutti. “Sì, e dimostra anche che bisogna moltiplicare le opportunità di fare più manifestazioni di questo livello. I giovani hanno più stimoli dei seniors, devono emergere e questo spinge a dare di più in ogni occasione.

Dal lato tecnico i nostri ragazzi quest’anno hanno affrontato un Campionato Italiano di alto livello, quasi un Campionato Europeo. L’aver fatto molti concorsi anche all’estero li ha resi più preparati tecnicamente e pronti emotivamente ad affrontare le situazioni”. Ora si punta in alto.

“Già quest’anno abbiamo ottenuto dei grandi risultati: dopo la defaiance dei Campionati Europei abbiamo avuto una buona stagione, ma possiamo fare ancora meglio, se si riuscisse a sviluppare un programma di allenamento diverso. Cioè? “Avevo proposto un programma nuovo che però, per motivi che non conosco, non è stato accettato. Si trattava di avviare una serie di stage invernali con veterinari, maniscalchi, psicologo sportivo e i tecnici, in modo che i cavalli venissero monitorati costantemente sotto l’aspetto della salute e sotto gli aspetti più tecnici dai primi due, mentre lo psicologo avrebbe affiancato i ragazzi”.

“Sarebne a mio parere un modo questo per far uscire i ragazzi. I tecnici privati, una volta che un atleta viene selezionato per la Nazionale, devono farsi da parte. I ragazzi devono maturare, essere sicuri, abituarsi ad andare all’estero da subito e da soli. Complimenti a chi li hanno portati a un buon livello, ma una volta arrivata la chiamata, i ragazzi devono spiccare il volo, da soli”.

 

 

l.c.

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