
Duecentocinquanta cavalli giovani, in larga parte italiani. E tre giornate fitte di gare per altrettante discipline olimpiche: salto ostacoli, completo, dressage. E, come se non bastasse, due importanti appuntamenti per gli atleti paralimpici, in questo caso quelli del dressage (tra l’altro, subito brillantissimi).
Il Cef, il centro tecnico della FISE, ha spalancato le porte, in questo secondo weekend di giugno, a una delle manifestazioni che più simboleggiano, in concreto, la nuova progettualità della federazione italiana sport equestri. E’ partita stamani la tappa Unire multidisciplina, che propone appunto diversi indirizzi sportivi, con prove tutte concentrate nello stesso impianto: un modo, questo, utile anche a testimoniare nei fatti il confronto ormai avviato dalla federazione nei confronti della realtà degli allevatori e dei proprietari.
Una significativa rappresentanza dei due fondamentali settori che la FISE vuole reinserire a tutti gli effetti nella macchina che muove l’attività equestre (e sempre con maggiore forza dovrà muoverla in futuro) si sta riunendo nell’incanto dei Pratoni del Vivaro, accolta dai responsabili federali che curano la regia dell’evento.
Mentre come accennato i paralimpici non smentiscono la qualità del loro impegno (il programma di questo fine settimana prevede per loro il Trofeo Lazio e la Coppa Italia di dressage: ne riferiremo ampiamente con un reportage a consultivo), allevatori e proprietari – al fianco della FISE – si accomodano in tribuna ad ammirare il frutto del proprio lavoro. E, perché no, a cullare qualche sogno.
Persino al di là dell’esito sportivo delle gare del circuito Unire, peraltro sempre interessanti, il weekend ai Pratoni costituisce così un’ulteriore tappa del progetto di ricostruzione del circolo virtuoso di rifornimento equino (quello che faceva capo alle grandi scuole di cavalleria e ai centri ippici militari), spezzato dalla fine del modello pubblico. “Per riportare in alto l’equitazione italiana – ha detto non a caso il presidente federale Andrea Paulgross meno di due settimane fa, il 28 maggio, in occasione di una nuova riunione del Board Allevatori – occorre un deciso cambio di rotta, che preveda il ripristino di un circolo virtuoso incentrato sui giovani cavalli, risorse insostituibili per il nostro sport. Bisogna ritrovare compattezza, produrre cavalli nei nostri allevamenti e affidarli a tecnici che abbiano la volontà di farli crescere con professionalità e competenza, per portarli un po’ alla volta nei concorsi. Bisogna soprattutto che la FISE e le realtà che operano in quest’ambito (allevatori, proprietari) attuino strategie condivise, si alleino, lavorino fianco a fianco verso obiettivi condivisi. Il nostro futuro deve vederci sempre più concentrati sui cavalli giovani e sul lavoro sul campo, recuperando non tanto il modello evidentemente sfruttato con successo dalle nazioni che oggi spiccano nell’equitazione di vertice, quando il nostro modello: il modello italiano che per troppo tempo è stato abbandonato a discapito di un comparto via via impoveritosi non solo di cavalli, ma anche di valori etico-morali”.
Proprio in questi giorni, ai Pratoni, ecco così una dimostrazione concreta del progetto, ambizioso quanto fondamentale per il rilancio dell’attività equestre. Alle parole, piaccia o meno, questa FISE è in grado di far seguire i fatti.