Completo: la favola di Iman du Golfe, un uomo chiamato cavallo

 

Nel giro di pochi secondi, in un pomeriggio soleggiato, all’inizio dello scorso ottobre, Iman du Golfe è passato dal campo di gara dei Weg di Lexington, dove al solito si stava comportando da campione, a lottare per la sua vita.

 

Alla fine di dicembre, dopo quasi tre mesi di delicato recupero in una fattoria di Paris, il cavallo è potuto volare a casa, in Europa. Non solo sano, ma pronto per ricominciare la sua avventura sportiva.

 

Paris, la deliziosa cittadina dell’area di Lexington-Fayette dove nacque Mary Todd, la moglie di Abramo Lincoln, è un altro di quegli straordinari angoli del Kentucky che assegnano al cavallo e al suo mondo un ruolo assolutamente centrale. “Horses, histoty and hospitality” è non a caso lo slogan di Paris City, fondata nel 1775 con il nome di Hopewell, che può essere tradotto come “Ben sperare”.

 

Iman e i suoi molti amici hanno sperato, in questa città che conta più cavalli che abitanti. E ha avuto ragione. Il suo recupero è stato un miracolo in cui dubitava anche il dottor Chris Newton, dell’attrezzatissimo Rood & Riddle Equine Hospital. Lo strappo alla gamba sinistra di Iman pareva davvero grave.

 

“E’ fantastico – è oggi il commento del dottor Newton – Iman è stato il cavallo più importante tra quelli infortunati ai Giochi Equestri Mondiali. E adesso è a casa. E’ straordinario, e pure assai raro, che tanti cavalli siano venuti qui in Kentucky, anche da posti lontanissimi, e alla fine non uno solo non sia rientrato sano e salvo nel suo paese”.

 

Il recupero di Iman ha stupito quanti hanno visto dal vivo l’incidente lo scorso autunno, avvenuto nel percorso di campagna. Garcia, a sua volta ferito a un braccio, portato all’ospedale dell’Università del Kentucky, è stato medicato e dimesso subito. Iman du Golfe ha avuto meno fortuna: le tegole in legno della piccola cabina contro la quale aveva urtato avevano aperto un grosso squarcio. “Aveva subìto una larga ferita ai muscoli, alla pelle e al tessuto connettivo dalla parte anteriore a quella posteriore della zampa sinistra”, l’immediata diagnosi di Newton, il secondo veterinario a raggiungere il cavallo sul percorso. “Come se una mano ruvida gli avesse aperto le carni scavando fino all’osso”.

 

Per quasi 45 minuti, la prova di cross-country fu bloccata. I veterinari lavorarono febbrilmente per fermare l’emorragia e farla stabilizzare. Quindi, con un’ambulanza, Iman fu ricoverato nell’ospedale di Rood & Riddle. “Inizialmente temevamo si fosse spezzato una zampa – racconta ancora Newton – Il cavallo era vistosamente ferito, l’osso era esposto…”.

 

E’ stato il dottor Brett Woodie, a Rood & Riddle, a ricostruire in sala operatoria i muscoli di Iman, applicandogli la bellezza di centosessanta punti e immobilizzandogli l’arto con un tutore. Quindi, il cavallo è stato trasferito nelle mani di altri esperti, quelli della Knockgriffin Farm di Paris City. Il proprietario di questo splendido centro, Jim Fitzgerald, stava guardando la TV sotto una tenda all’interno del Kentucky Horse Park, quando Iman si è fatto male. “Il giorno dopo – racconta – mi hanno chiamato per chiedermi se potevo prendermi cura di lui. Devo dire che quando l’ho visto arrivare da Rood & Riddle ho avuto una sensazione devastante. Nessuno riusciva a pensare che il cavallo sarebbe riuscito a recuperare appieno”. Ma attorno ad Iman, raccontano ancora alla Knockgriffin Farm, tutti hanno insitito perché si facesse l’impossibile per curarlo: “Proprio tutti: i dirigenti e i tecnici della Federazione italiana sport equestri, il cavaliere, i proprietari. Costi quello che costi, ci è stato chiesto, provate a rimetterlo in piedi. Fosse pure per rivederlo solo passeggiare in un prato”.

 

In America, con la loro consueta attenzione al denaro, hanno anche fatto due conti. Il recupero di Iman, volo di rientro a casa compreso, non è costato meno di 30 mila dollari. Ne fossero serviti anche molti di più, nessuno si sarebbe tirato indietro.

 

“Aveva una brutta ferita, ma fortunatamente le strutture coinvolte non erano vitali e il cavallo è stato in grado di camminare da solo già in ambulanza. Mai abbiamo pensato di abbandonarlo: la FISE ha grande attenzione per i suoi atleti, compresi quelli a quattro zampe. E’ una squadra è una squadra anche quando le cose vanno male. Anzi, soprattutto in questo caso”.

 

Ora tutti sono fiduciosi nel recupero di Iman. Il cavallo sta migliorando molto rapidamente. E’ un tipo tosto, Iman. Un atleta meraviglioso, che sta affrontando con grande determinazione il percorso di riabilitazione. Certo, dicono gli esperti, ci vorranno alcuni mesi per valutare le sue reali possibilità di competere di nuovo ad alto livello.

 

Come è stato confermato in questi giorni anche dalle cronache apparse sul “Kentucky Herald”, i funzionari della squadra italiana hanno visitato con grande attenzione la fattoria FitzGerald prima di consegnargli Iman. FitzGerald, specializzato nella riproduzione di purosangue, ha un profondo amore per gli sport equestri: ha anche gareggiato, da giovane, come completista. Si è occupato, in quei giorni, anche di un altro cavallo importante, l’irlandese Fernhill Clover Mist, che aveva subito un altro infortunio assai grave: anche lui è potuto tornare a casa.

 

 

 

“La vera sfida, all’inizio, era quella di salvare la vita del cavallo”, ha detto Fitzgerald di Iman du Golfe. “La ferita era davvero raccapricciante. Si poteva vedere l’osso. Poi, è stato complicato anche comunicare con lui. E’ abituato a sentire l’italiano, il francese e anche lo spagnolo di Garcia. Lo abbiamo chiamato ‘uomo’, semplicemente. ‘Ehi, uomo: non mollare…’. Fortuna che con i cavalli si parla tutti la stessa lingua. Una lingua internazionale: quella dell’amore, della passione per questo animale straordinario”.

 

“Iman – racconta ancora Fitzgerald – era un paziente meraviglioso. Un cavallo molto intelligente, con una carattere fortissimo: rapidamente, si è preso cura di sé stesso. Certo, ha avuto momenti difficili. Era depresso, cupo, aveva quasi smesso di mangiare. Sentiva che c’era qualcosa di davvero grave da fronteggiare. Per aiutarlo, lo abbiamo messo in un piccolo recinto, in prossimità di una giostra, in modo da fargli vedere gli altri animali, guardare cosa accadeva nella fattoria. Me ne occupavo personalmente, un paio di volte al giorno. I cavalli del genere sono abituati ad essere coccolati. Un po’ alla volta cominciò a mostrare una luce diversa negli occhi, a venirmi incontro appena mi avvicinavo al recinto. Era il segnale che stava meglio. Con il dottor Newton, informavamo gli italiani di ogni fase del recupero, e soprattutto dei progressi di Iman, attraverso e-mail, foto e video clip. Ci ha fatto molto piacere un messaggio del direttore sportivo della FISE, David Holmes, che ci ha detto che siamo stati fantastici, qui a Rood & Riddle, nel curare Iman”.

 

 

 

“Penso che un sacco di gente avesse previsto inizialmente che la carriera di Iman sarebbe stato distrutta”, aggiunge il dottor Newton. “E’ stato coraggioso, ma anche fortunato. Non ha sofferto fratture complete alle ossa, non ha mai sviluppato gravi infezioni, ha retto bene ai farmaci che gli abbiamo somministrato, l’altro arto – il destro – non è andato in over stress…Sotto Natale, la sua partenza si avvicinava e il cavallo sembrava avere una molla in più. Cominciò a trottare e a galoppare di nuovo. Il 27 dicembre era pronto per rientrare a casa”.

 

“Ha fatto davvero un recupero notevole”, ha aggiunto Fitzgerald. “Ha compiuto progressi sorprendenti per quanto riguarda il movimento. Io e il dottor Newton crediamo che possa competere di nuovo, probabilmente agli stessi livelli. Ha la possibilità di farlo, se vuole. E’ un duro, l’ho detto, con lui non puoi mai dire mai. E’ questo che lo fa un campione. A noi ha fatto piacere conoscerlo e, oggi, poterne raccontare la storia. Una storia che è una favola a lieto fine”.

 

comunicato e foto Fise

 

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