
Continuano gli appuntamenti del Progetto Turismo Equestre della Fise Emilia Romagna: il Gruppo attacchi VDA e Appennino modenese dal 16 al 18 luglio propone una “tre giorni” in sella per godere l’aria fresca degli Appennini ripercorrendo tre antiche vie: la via Vandelli, la via Bibulca e la Romea Nonantolana. Come di consueto il percorso sarà rilevato con Gps e trasferito su cartografia della Regione Emilia Romagna.
Venerdì 16 luglio si parte con la via Vandelli, il ritrovo è alle 9 al maneggio di Polinago, in provincia di Modena (tel. 3482312390; http://www.gruppoattacchivda.it).
L’antica via, necessaria alla comunità politica e territoriale, alla logistica militare e ai commerci fu voluta dal duca Francesco III d’Este e collegava originariamente la città di Modena e Massa. Il Ducato di Modena e Reggio, infatti, aveva l’esigenza politica, tattica e commerciale di un accesso sicuro al mare all’interno dei propri confini. Per questi motivi l’abate ingegnere, geografo e matematico di corte Domenico Vandelli fu incaricato di concepire e disegnare un nuovo tracciato stradale che fosse all’avanguardia e di dirigere personalmente i lavori. La via Vandelli fu quindi così denominata proprio in onore del suo ideatore e costruttore.
Oggi una parte del tragitto è inserito nel Parco Regionale del Frignano e rimane un percorso di infinita bellezza, sia perchè impregnato di leggende, vicende storiche, culturali e spirituali sia perché ricco di bellezze naturalistiche, varietà di paesaggi e panorami mozzafiato che lo rendono un percorso unico e affascinate da scoprire in ogni stagione.
Sabato 17 luglio sarà la volta di scoprire la via Bibulca
La storica strada collegava Modena a Lucca come parte di un itinerario molto più lungo, che iniziava alla confluenza tra i torrenti Dragone e Dolo e attraversava il paese di San Pellegrino in Alpe, situato sul crinale dell’Appennino tosco-emiliano. L’antica via era usata già dall’Impero Romano e dopo una lunga guerra, durata circa 20 anni, con le popolazioni locali i romani costruirono una fitta rete di sentieri che potevano ospitare un carro trainato da due buoi, un vero lusso per l’epoca. Il nome dunque proviene dal latino: bi, due e bulca, buoi. Alcune fonti sostengono che parte dei sentieri risalgano addirittura al periodo preromano, e in effetti gli Etruschi, stanziali nella zona, praticando il commercio con le popolazioni locali probabilmente si spostavano proprio su questi sentieri. Nel Medioevo poi furono costruiti due ospizi per i viaggiatori, quello di San Geminiano e quello di San Pellegrino.
La leggenda
Si racconta che a quest’ultimo ospizio sia legata la leggenda del Santo Pellegrino, figlio del re di Scozia, che, dopo aver rinunciato alle sue ricchezze, si trasferì sull’Appennino riuscendo ad ammansire le fiere che infestavano quella terra inospitale e a vincere le forze maligne del diavolo. Alla sua morte sia gli Emiliani che i Toscani rivendicarono il diritto di custodirne il corpo, così fu posto su di un carro e alle due estremità furono attaccati due indomiti buoi, uno modenese e uno lucchese. Questi partirono di corsa, ma si fermarono esattamente sul confine tra le due provincie (dove oggi sorge la chiesa del Santo) e niente fu in grado di muoverli. La legenda spiegherebbe la particolare collocazione del santuario: esattamente a metà tra le provincie di Modena e Lucca.
Domenica 18 luglio protagonista sarà la via Romea Nonantolana.
La Romea apparteneva al sistema viario voluto dai monaci benedettini dell’Abbazia di Nonantola e collegava tra loro numerose pievi e monasteri. L’itinerario si snoda lungo tutto l’Appennino modenese sfiorando le belle pievi antiche inserite armoniosamente in un paesaggio verde e rigoglioso, e rappresenta uno dei migliori esempi di quell’arte che tanto influenzò l’architettura nel basso Medioevo: il romanico. Il fascino di un’arte autentica, vivace e ricca di fantasia, affiora nei fregi e nei pregiati rilievi scolpiti sulla pietra. Edifici dalle linee semplici e tuttavia eleganti, che racchiudono i segni di un risveglio artistico e creativo a lungo trattenuto, realizzati con grandi blocchi simmetrici di pietra arenaria locale e arroccati su poggi rossicci o immersi nella quieta solitudine dei boschi.
Il percorso richiede discrete capacità equestri, il tecnico che guiderà il gruppo sarà Tiziano Bedostri, tecnico Fise di III livello. I pernottamenti avverranno in albergo e i pranzi in aree attrezzate o presso ristoranti, mentre il ricovero dei cavalli sarà presso in strutture rurali o in paddock.