Correva l’anno 1994 quando il folto pubblico di Piazza di Siena, con i brividi sulla pelle si alzava in piedi per omaggiare con lo sguardo la bandiera italiana issata sul pennone più alto, per la premiazione del Gran Premio Roma. In prima fila, ad ascoltare il suo Inno di Mameli, Arnaldo Bologni e May Day, che con questa vittoria, hanno interrotto il lungo periodo di “silenzio” intercorso dall’ultima vittoria dell’Italia nel prestigioso GP.
Prima di Bologni, non si era più udito l’inno italiano da 18 anni. E dopo di lui, nessun binomio italiano è ancora riuscito nell’impresa di conquistare un posto nell’Albo d’oro di Piazza di Siena.
Un tempo l’Italia stringeva una morsa attorno al Gran Premio Roma, che sembrava inaccessibile ai cavalieri stranieri. In particolare, dal’68 al 73 i cavalieri azzurri non hanno permesso a nessuna nazione di portare a casa la gloria di Piazza di Siena: Piero D’Inzeo con Fidux (1968), Salvatore Danno su Kim Ando (1969), ancora Piero D’Inzeo su Red Fox (1970), Raimondo D’Inzeo in sella a Fiorello (1971), Graziano Mancinelli con Ambassador (1972), Piero D’Inzeo e Easter Light (1973) e, infine, Raimondo D’Inzeo con Gone Away (1974). Sei anni consecutivi di accanita difesa del tricolore, sei anni di eccellente competitività.
L’Italia ha firmato il Gran Premio Roma per 23 volte, in 78 anni.
E oggi, May Day “ghigna”, alla veneranda età di 32 anni, mentre aspetta il suo successore.
Ritirato dalle competizioni tre anni dopo lo strepitoso successo di Piazza di Siena, all’età di diciotto anni, il purosangue neozelandese, alto appena 1.65 cm al garrese, sta ancora pascolando allegramente nel circolo ippico di casa Bologni, a Novellara (provincia di Reggio Emilia) che, non a caso si chiama “May Day”.
“Abbiamo costruito il circolo – racconta Antonella Bologni – proprio nell’anno in cui May Day ha vinto il Gran Premio Roma. Lo dobbiamo anche a lui questo posto. Per questo motivo porta il suo nome”.
Qualcuno potrebbe pensare che questo anziano cavallotto se ne stia, come di consueto, nel suo paddock. E invece no. Come un degno padrone di casa, trascorre le sue giornate all’insegna della libertà totale, con ogni confort a disposizione: il suo box è sempre aperto e decide lui se entrarci o no; gira indisturbato per prati, corridoi e campi del circolo ippico, muovendosi in lungo e in largo per i 10 ettari che ha a disposizione, finchè la sera, da buon “vecchietto”, viene messo al sicuro nel suo box con finestra. “Ogni tanto Arnaldo lo fa salire sul van – racconta Antonella – dice che così si sente ancora giovane!”.
May Day è ferrato davanti a causa di una formella che potrebbe creargli qualche problema. “Il cavallo è dritto perfetto – assicura la signora Bologni – e preferisco garantirgli ogni attenzione pur di vederlo in piena forma e sereno. E’ un cavallo con un carattere d’oro, un membro della famiglia, come tale molto amato e sicuramente il più viziato. Qualche anno fa, ha avuto un problema all’occhio e io ho rintracciato uno dei migliori oculisti europei, pur di curarlo in tempo e nel migliore dei modi. Puoi immaginare la reazione del dottor Perruccio, quando gli ho detto che il cavallo aveva 29 anni – racconta ridendo, Antonella – ma io non posso fare le cose a metà. Se decido di mantenere un cavallo in vecchiaia, devo assicurargli le stesse cure riservate a un cavallo di 10 anni in piena attività. Poi, in questo caso, stiamo parlando di May Day che ha un valore affettivo oltremisura per noi”.
Il portacolori dell’Albo d’Oro di Piazza di Siena ha ancora il suo sponsor di un tempo. Si tratta di Purina, che non lo ha abbandonato neanche in pensione. “May Day ha una fornitura di mangime Integry, ad alta digeribilità, che gradisce molto – spiega Antonella -non ha mai mangiato volentieri tanto fieno. In realtà, ha gusti molto particolari. Non ama le mele, non mangia gli zuccheri, mentre adora le carote, i biscotti e le caramelle polo”. Mentre immaginiamo le quantità industriali di queste caramelle, che Antonella Bologni avrà acquistato, viste anche le soddisfazioni che “l’ultimo Re di Roma” ha dato alla famiglia, e al suo co-proprietario, Marco Carlo Montorsi (che lo ha acquistato nel’92 e ne ha donato la metà ai coniugi Bologni, come regalo di nozze), non possiamo esimerci dal chiedere al suo cavaliere che cosa rappresenta per lui, questo atleta formidabile, oggi più che altro, un personaggio storico per gli amanti dell’equitazione.
“Ho avuto la fortuna di incontrare un cavallo genio – dichiara Arnaldo Bologni – di lui posso dire che, nonostante non fosse uno stilista, aveva grande cuore ed era sempre con me. Aveva una meccanica particolare, ma si inventava salti di ogni tipo pur di non toccare. Ha sempre dimostrato una grande voglia di partecipare e lo faceva con la testa. Nel’95, l’anno successivo alla vittoria di Piazza di Siena, eravamo sul filo della seconda vittoria nel Gran Premio Roma, ma in doppia gabbia, si è agganciato con un ferro al moschettone del sottopancia. In quella occasione ha dato un ulteriore prova del suo coraggio, perché è riuscito ad uscire dalla gabbia con un anteriore bloccato. L’errore ha pregiudicato la vittoria, ma il ricordo che lego maggiormente all’evento non è la vittoria mancata, bensì la prova di coraggio di May Day”.
Quando avete deciso di lasciarlo libero per la scuderia?
“All’inizio lo avevo messo in paddock con altri cavalli anziani, ma non gli piaceva. Lo vedevo, giorno dopo giorno, restare in un angolo senza mangiare e allora ho deciso che non potevo organizzare per lui una pensione ordinaria. Questa vita gli piace molto. Spesso ci aspetta nel cortile, oppure entra nel campo in sabbia mentre noi montiamo, si fa un giretto al galoppo e poi esce tranquillo per andare a mangiare l’erba. Qualche volta lo trovo davanti al van (noi lo parcheggiamo sul retro, con la rampa a terra) e allora lo faccio salire. Mi sembra che si diverta”.
(nella foto, May Day, in una delle sue giornate da pensionato, si affaccia dal box che ha sempre la porta aperta per le sue “fughe” curiose).
Daniela Cursi comunicato Fise